venerdì 12 dicembre 2014

il culo degli altri...

A Roma si dice che è facile "fare i froci con il culo degli altri".
Mi pare non ci sia bisogno di spiegare il significato.

Trovo che tutta la nostra società sia organizzata in questo modo, ovvero se va bene i meriti sono miei, se va male qualcun altro paga il conto.
Cominciamo dal sistema creditizio? I guadagni sono privati, le perdite vengono pagate dal pubblico, ovvero da tutti noi.

I dirigenti delle aziende parastatali o delle municipalizzate guadagnano molto bene e non rischiano nulla. Se va male a loro tocca comunque una ricca buonuscita e nessun conto da pagare. Quello lo salda il contribuente. Alitalia ricorda qualcosa?

E se un magistrato decide, contrariamente agli studi scientifici, che l'autismo e i vaccini sono correlati, gli succede qualcosa? Pagherà mai pegno?

Dei politici, neanche a parlarne, invecchiano in parlamento, loro e tutti i consanguinei.

Nella ricerca le cose sono leggermente differenti.  Qua aggiungiamo anche una gestione veramente dilettantesca.

Cominciamo dai concorsi? Se le commissioni fanno degli errori, anche evidenti, e che vengono poi riconosciuti, nessuno dei commissari paga, tranne i vincitori che sono retrocessi al rango di concorrenti, pure se in realtà i vizi sono solo formali e non sostanziali.

I bandi SIR, sono quelli che dovrebbero garantire un pò di indipendenza dei giovani scienziati, finanziamenti consistenti, anche un milione di euro. Mi arrivano ben due progetti da valutare. E' una responsabilità importante si capisce, ci sono parecchie risorse da gestire e un progetto di ricerca di questa portata può essere alquanto complesso.

Per il mio contributo a questo fondamentale screening il ministero stanzia ben 50 euro, lordi si intende! Poichè non controlla nemmeno a chi manda questi progetti capita che devo rinunciare ad entrambi per palese conflitto di interessi. Lavoro insieme con i proponenti...un controllo che ci vuole 10 secondi a fare usando google!

In generale la gestione degli enti e delle università è fatta da persone che (opinione personale ma condivisa da molti colleghi) hanno le caratteristiche esattamente complementari per occupare quei ruoli. Una sorta di selezione naturale al contrario.

Una stupidaggine su tutte? Un buon capo dovrebbe cercare di ottenere il massimo al costo minore possibile. Qua invece si riesce a scontentare a costo zero!

E chi paga i conti delle cattive gestioni, dei progetti dal passo più lungo della gamba? Sempre gli stessi, l'ultima ruota del carro. I giovani precari, privandoli di carriera, possibilità e contratti.

Insomma poichè le riforme di solito le fanno quelli che andrebbero riformati, si capisce che il sistema non si può mai riparare in questo modo. Servirebbe mandare a casa una classe dirigente in toto, fallimentare, corrotta, ma sopratutto terribilmente inadeguata.



giovedì 27 novembre 2014

La Cristoforetti e la mancanza di interesse scientifico



Come ogni autunno torno in laboratorio per fare le esercitazioni del terzo anno. E come sempre mi pare che ogni anno le cose vadano peggio. 

Gli errori, la superficialità, e perfino la mancanza di interesse che vedo oggi non hanno uguali. Sembra che stare in laboratorio sia un cartellino da timbrare, appena posso scappo, neanche un minuto in più del minimo sindacale.

Ma il laboratorio è fatto per gli studenti, perchè vedano in pratica quello che studiano. Anche se finiscono prima, perchè non rimangono a fare delle prove per conto loro?


Perchè non hanno curiosità. Molti non sono passati per la fase adolescenziale del telescopio, e nemmeno del microscopio. Non smontavano radio e non aprivano calcolatrici tascabili. (tra parentesi io non sempre le riuscivo a richiudere...una volta constatato che era rotta, la frullai per le scale e dissi che mi era caduta!), non avevano un piccolo gabinetto di chimica ne' una scatola di elettronica. Non si sono mai abbonati alle scienze o rivista equivalente. 


Non parlo di tutti certo, le eccezioni ci sono eccome per fortuna. Ma è abbastanza sconfortante questa latitanza di curiosità, questa scarsa voracità di sapere in chi frequenta un terzo anno di una facoltà scientifica. 

Se questo è il materiale umano su cui ci troviamo a lavorare noi, ci stupiamo forse dei commenti sessisti o idioti apparsi su internet a proposito della Cristoforetti? Nemmeno la stampa italiana si degna di dedicare uno spazio in prima pagina per la prima donna che da questo paese giunge in orbita. In un giorno veramente povero di notizie importanti. 

L'italiano quadratico medio è ignorante, presuntuoso e arrogante. Magari è anche contento del successo di qualche italiano all'estero e lo scambia per suo. Non si rende conto della fatica, della tenacia, della sofferenza che c'è dietro questi risultati. Ma sopratutto non sa quanta curiosità e quanta passione ci siano dietro. 

Per lui l'unica cosa importante sono le partite e i reality di cucina. 

Da 2000 anni sempre e solo Panem et circenses.





giovedì 13 novembre 2014

Ulisse e il TG4



Una volta chiesero a Yuri Gagarin a cosa fosse servito il suo viaggio nello spazio. Egli rispose che se l'uomo si fosse fatto questa domanda non sarebbe mai uscito da una caverna.

E' di ieri uno dei momenti forse più emozionanti che ricordo nell'esplorazione dello spazio. Un mezzo meccanico costruito dall'uomo è atterrato su una cometa. Una cosa incredibile e affascinante. Le comete sono come dei fossili dell'universo, e forse la vita si è diffusa su questo pianeta proprio grazie a loro.

C'è dunque una doppia frontiera da passare: la difficoltà tecnologica ad atterrare su di un corpo che si muove nello spazio ad una distanza dalla quale anche la luce impiega 30 minuti per giungere a noi e l'incredibile possibilità di scoprire qualcosa di veramente fondamentale sul nostro universo.

"Fatti non foste a viver come bruti ma per seguire virtude e canoscenza" fa dire Dante ad Ulisse nell'inferno. E quanto è vero oggi per il nostro mondo che necessita di grandi sfide, di nuove frontiere, di avventura. Che triste sarebbe pensare che l'unica cosa nuova che avremo sarà solo un diverso modello di iphone! 

Ma in mezzo a chi festeggia, a chi per la prima volta scopre come è fatta una cometa, a chi rimane affascinato dai prodigi dell'intelletto umano, c'è sempre chi invece si distingue per coglionaggine.

http://www.dailymotion.com/video/x29zzbh_scienza-questa-sconosciuta-il-tg4-e-rosetta_fun

Di fronte ad un servizio del genere, cosa si può dire? Forse che nemmeno i seguaci di Cirillo che distrussero la biblioteca di Alessandria e uccisero Ipazia erano così idioti come queste persone. 

Perchè oggi si lavora su strumenti sviluppati dalla scienza, ci si cura con ciò che la conoscenza ci ha messo a disposizione. Nessuno ha scoperto il positrone per inventare la PET (la tomografia ad emissione di positroni) per esempio, ma il fatto che ci sia stata quella scoperta ha aperto altre vie, che a loro volta hanno portato a nuovi filoni e così questo fiume della conoscenza si è allargato in un vasto delta che ha portato l'acqua del sapere anche nella nostra quotidianità.

Nel numero di questo mese di Asimmetrie, il periodico dell'INFN c'è una storia gustosa sul GPS. Quando fu sperimentato i fisici avvertirono l'esercito americano che gli orologi sui satelliti sarebbero stati più veloci di quelli sulla terra. Nessuno ne tenne conto e nulla ovviamente funzionò. Così capirono che la relatività non era la follia di un ex impiegato dell'ufficio brevetti.

Vorrei proprio che questi "giornalisti" del TG4 stasera tornando a casa la trovassero buia e fredda. Come sarebbero state le nostre caverne se l'umanità fosse stata sempre guidata dalla loro logica idiota. 

PS come sottolinea giustamente un mio collega che lavora all'ESA il fatto di avere Rosetta che orbita intorno ad una cometa e la segue sarà meno mediatico del lander che vi scende sopra, ma scientificamente è assai più fondamentale.

sabato 18 ottobre 2014

Solo per la gloria

Nel paese in cui nessuno fa nulla per niente, nel quale la politica lubrifica il suo sistema con la moltiplicazione delle cariche e delle poltrone (e degli stipendi), nel quale un commesso del Senato guadagna quanto un presidente americano, in cui perfino l'orchestra sinfonica di Roma in trasferta oltre alle spese prendeva una diaria di ben 190 euro al giorno, c'è una categoria di sfigati, di totali reietti, di idioti conclamati. Sono i ricercatori universitari.

E' di questi giorni un bando della mia Università che intende premiare l'innovazione nella didattica da parte dei ricercatori. E già qua è un ossimoro, in quanto la didattica la dovrebbero fare i professori, ma sai per non chiudere i corsi di laurea...noi là a spalare carbone per mandare avanti la baracca. Eh sì ci dovrebbero pagare. Eh no non lo hanno fatto.


Comunque questo bando potrebbe essere interessante per me, ho speso tutte le sere e i weekend in inverno per mettere su un corso di Fisica Generale online per ingegneria.

Come innovazione ci starei parecchio. Ma leggiamo bene il bando. Uhm 2000 euro di premio, beh una goccia nel mare, ma visto che lo stipendio è fermo da anni e non c'è niente per gli scatti una tantum come promesso, come si dice? In terra di ciechi anche un orbo ride.

Ma ecco la fregatura veramente inaccettabile. Per il vincitore c'è solo un 'cadeaux di prestigio' (tremo al pensiero...) mentre i soldi vanno al dipartimento di appartenenza.

Ma è ovvio! Il Rettore non vuole certo contaminare con del vile denaro delle persone così nobili di animo che si prodigano ben oltre i loro doveri, che hanno funzioni e responsabilità ben oltre i loro stipendi.

La gloria Signori, solo la gloria!


giovedì 18 settembre 2014

C'era una volta la scienza



Sono di ritorno da una conferenza e non posso non notare come la mia idea di scienza, che non voglio dire debba essere il paradigma a cui tutti si uniformino ma almeno penso non sia troppo esotica, si allontana sempre di più dalla realtà.

Una volta questa conferenza era un workshop, il che vuol dire che non si andava là a fare spettacolo, ma per discutere veramente. Dopo tre presentazioni c'erano 30 minuti di domande ai tre relatori. Era un modo per squadernare un argomento, perchè si voleva realmente capire. Non c'era particolare cattiveria nelle questioni poste e ne' chi parlava le interpretava così.

Adesso invece si fa una domanda massima due. C'è un politically correct per cui le questioni spinose si trattano a quattro occhi. Alla fine non vi è più quello scambio franco di informazioni ma è solo una passerella dei vari laboratori. Eh sì perchè chi parla viene sempre scelto in base ad un manuale Cencelli della ricerca, tanti di Desy, tanti di Slac, etc etc.

Ma questa è sola la punta dell'iceberg. Pubblicare è tutto oggi per raccogliere finanziamenti. Ed ancora di più è avere i propri articoli citati da altri. Aumenta il famigerato h-index, croce e delizia di chi pubblica. E allora ecco un mostruoso conflitto di interessi. Mi arriva un articolo da referare, ovvero devo decidere se vale la pena pubblicarlo o no. Ma attenzione, nell'articolo ci sono dei riferimenti ai miei articoli. Come mi regolo? Se non passa non danneggio solo l'autore, ma anche me stesso perchè non avrò conteggiate quelle citazioni. D'altronde se passa danneggio la scienza. A nessuno viene in mente che così il sistema è autoreferenziale? Basta mettere abbastanza referenze e voilà chi ha il coraggio di bocciarlo?

Insomma oggi la scienza si avvicina sempre di più alla società, pur di fare cassa si fa di tutto. Già si falsificano molti articoli e dati, sopratutto in oriente, cosa succederà in futuro? Se le risorse continueranno a scendere la concorrenza sarà sempre più agguerrita e non sempre leale.

Il problema non si risolverà finchè i nostri governanti non capiranno la differenza tra un costo e un investimento.  

mercoledì 10 settembre 2014

Il Far West

Sin da piccolo ho avuto una certa passione per il Far West, un mondo così lontano, una frontiera. Ovviamente a questo hanno contribuito i film del genere, dove la visione manichea della storia divideva in buoni e cattivi, e i nativi indiani finivano sempre in questa categoria. Ci ho messo un pò per capire il valore del grigio.

Ma anche dopo tantissimi film sono stati ambientati in questa area, da Indiana Jones, a Thelma e Louise, da Scappo dalla città a Ritorno al futuro. Tutte pellicole che hanno drogato il mio inconscio.

La Monument valley è forse il posto più spirituale che abbia visitato. Sarà stata la guida Navajo che dorme ancora per terra, la giornata brutta, l'ora mattutina, ma la solitudine e l'ampiezza di quei luoghi mi hanno molto colpito.

E' il posto dove si sente con vigore l'estrema piccolezza della persona, quasi la sua inutilità, davanti a tali enormi monumenti della natura. E' il luogo dove la fantasia plasma le rocce come le nuvole permettendo di vedere troni e re, draghi e aquile.

Proseguendo verso lo Utah e percorrendo il corso del fiume Colorado si dispiega una moltitudine di scenari spettacolari. Le rocce rosse accese, profondamente erose o frantumate, il fiume dal colore talvolta rosso, ora calmo ora turbolento, disegnano uno degli scenari più belli che abbia mai visto. E capisco che questo viaggio non è solo un viaggio nello spazio del West americano ma anche nel tempo. E' un viaggio che mi riporta a questi posti mai visti eppure così familiari nel mio immaginario. E ai tempi in cui si sono formati i ricordi.

Non immaginavo di ritrovare qua tra le rocce del West la mia fanciullezza.


lunedì 25 agosto 2014

Grazie Piero



Sono andato a vedere lo spettacolo al Foro di Augusto, curato da Piero Angela e Paco Lanciano. Per potere descrivere con le parole le sensazioni che ho provato servirebbe una penna più degna della mia e forse nemmeno la prosa sarebbe opportuna, qua siamo nel campo della poesia.



Si viene letteralmente rapiti dal gioco sapiente delle luci e dall'uso della realtà virtuale. Si è proiettati in un modo che non c'è più ma che è ancora sotto i nostri occhi. Non credo di avere mai sofferto della sindrome di Stendhal, ma di certo questa volta ci sono andato veramente vicino. Uscendo da lì mi sentivo inebriato dal bello e dall'armonia, colpito dai colori e dalle proporzioni.

Ovviamente nascono poi le considerazioni. Perchè una cosa del genere deve chiudere il 18 settembre? Perchè non renderla permanente? Io ci porterei tutte le scuole, così i ragazzi, capendo quello che abbiamo, lotterebbero per conservarlo. E magari chi non è più ragazzo e si chiede sempre a che serve spendere per la cultura si renderebbe conto che immaginare una operazione del genere su vasta scala sarebbe un richiamo clamoroso per questa città.

Ma sopratutto il pensiero va a quell'uomo classe 1928 che continua a stupirci e spostare sempre più in là il confine della divulgazione in Italia. Quella persona che ha inventato un genere tutto suo, che si è costruito una credibilità come forse nessuno ha in questo paese, che ha sempre messo lo spettatore al primo posto.

Anche io sono della generazione di scienziati nata con Quark e che ha formato la propria curiosità nelle sue trasmissioni.  Einstein diceva che se hai capito una cosa devi essere in grado di spiegarla anche a tua nonna. Angela declina quotidianamente questo credo. Penso che il debito di riconoscenza che tutti dobbiamo avere nei suoi confronti sia enorme:

Meno male che Piero c'è...

sabato 9 agosto 2014

Roma Caput immundis

Una sera di estate come tante, una passeggiata nei giardini di Castel S.Angelo per vedere la mostra dei libri.
Un bambino che fa la cacca su un albero, dei turisti che provano ad andare nell'unico bagno di tutto il complesso ma poi, viste le condizioni igieniche, rinunciano, un selciato lastricato non di sanpietrini ma di borse, occhiali e gadget di ogni tipo.

Quasi impossibile camminare. Andare sul ponte S.Angelo si può ma non ci si può affacciare o appoggiarsi perché è pieno di venditori ambulanti. Uno spettacolo avvilente, ma vi immaginate la statua della libertà sopraffatta dai borsoni, o la porta di Brandeburgo invasa dai vu' compra'? Da noi avviene nella più grande indifferenza e in mezzo alla sporcizia.

Ma ecco arriva la macchina della polizia. La scena è degna di un film surreale. In 20 secondi spariscono tutti con la loro mercanzia. Un minuto dopo la polizia è andata via e tornano di nuovo dove erano prima. Abbiamo una grande ricchezza ma la trattiamo come fosse senza valore.

Hanno proprio ragione all'estero quando fanno le barzellette su di noi e dicono che Dio, avendo visto come era bella l'Italia, per ristabilire l'equilibrio con gli altri popoli vi mise gli italiani.

Roma Caput immundis!




domenica 3 agosto 2014

Passato Presente e Futuro

32 dicembre è un bel film di Luciano De Crescenzo. In una scena il protagonista, citando Socrate, ricorda che il presente non esiste.

Infatti il passato non è più, il futuro non è ancora, dunque il presente essendo una separazione tra due cose che non esistono, non può essere.

Cerco sempre di evitare giudizi manichei, ma cado in tentazione con l'uso dei tempi. Ci sono persone del passato, del presente e del futuro. Qualcuno ha anche dei caratteri misti, ma in sostanza conosco dei rappresentanti di ogni classe.

Le persone del passato sono quelle che guardano sempre indietro. Non arrivano magari a 'quando c'era lui...' ma insomma non ci manca molto. Sono dei laudatores temporis acti a tempo pieno. Ogni cambiamento è in peggio, di progresso poi non ne parliamo. Magari esiste il falso progresso ma oramai possiamo solo andare indietro. Sono vecchi anche da giovani. Non li sopporto.


Ci sono poi delle persone del presente. Ecco queste un pò le invidio, perchè riescono a vivere la loro vita come se l'istante fosse infinito. Non si curano molto del futuro e di solito o non hanno passato o preferiscono sorvolare. Molti giovani sono così, a volte un pò cicale, ma almeno spensierati o forse incoscienti. Li osservo attentamente.

Infine c'è un gruppo di persone destinate alla dannazione eterna, quelli che pensano sempre e solo al futuro. E lo fanno così tanto che delle volte scordano il presente. Io mentre scrivo sono già con la testa negli Stati Uniti a settembre, sto già pensando a cosa farò in autunno e l'anno prossimo. Certo nel mio lavoro aiuta pensare oltre, immaginare tutte le possibili variabili.

Però bisogna porsi dei limiti. E' capitato che ho avuto per qualche momento l'illusione di potere incontrare a Roma il capo del football americano USA. Poi la cosa è svanita, ho ottenuto solo un autografo per interposta persona. Però in quelle ore io mi ero già visto da lui, con il pallone e il pennarello in mano, con la mia storia della lega di football dell'università da raccontargli. E poi non l'ho visto, ma in qualche modo mi è sembrato di averla già vissuta. Il presente risulta essere solo una mera parentesi nei pensieri sul domani.

Conosco altra gente così che mentre sta per iniziare una nuova avventura che gli è costata molto sudore, già pensa alla prossima. Questa gente, a cui appartengo mio malgrado, la ammiro e la compatisco un pò.

Il bello della vita è il viaggio, non si va da nessuna parte. Se corri a tavoletta perdi il paesaggio.

domenica 20 luglio 2014

Missione a San Jose

Andare a questa conferenza è stata una esperienza interessante. Per la conferenza in se', per avere capito che per gli americani in certi settori esistono solo gli americani (qualche ragione ce la hanno per carità) e per avere incontrato due persone che non vedevo da 17 anni, tempo della mia esperienza al Fermilab.

Uno di questi, E.C. ora un pezzo grosso del Dipartimento dell'energia (D.O.E.) mi ha cortesemente salutato dicendomi che l'ultima volta che ci eravamo visti era  'a thousand years ago!' E' stato bello rivederlo, sempre una conversazione interessante.

Ma oltre a ciò questa esperienza mi ha portato un pò nella Silicon Valley, quel posto che io da ragazzo mitizzavo, pensando fosse una oasi di fantascienza sulla terra.

La realtà è un pò differente, la vista dall'aereo racconta di una piana con città senza soluzione di continuità, mentre dal basso nulla appare diverso da un tipico paesaggio americano. Certo si passa davanti ai sancta sanctorum di  Mounting View e Cupertino, sedi di Google e Intel, si vede la cattedrale della Adobe, ma intorno nulla dice che ci troviamo nell'ombelico del mondo della tecnologia.

Il museo dei computer è il posto che mi ha toccato di più. Si parte da Eniac e Univac, si passa per il Commodore 64 e l'Apple II, si gioca a Pong e Pac-Man, si contemplano i primi mainframe e forse mai come in questo posto ci si rende veramente conto dell'incredibile progresso che si è fatto in questo campo. Computer grandi come palazzine che oggi entrano in chip microscopici.

La visita a SLAC (Stanford Linac Accelerator Center), sebbene lo avessi già visto altre volte, è stata comunque assai interessante. Non mi ero reso conto della stratificazione archeologica della tecnologia di una macchina costruita a metà degli anni 60. Dentro le 2 miglia di acceleratore si trova di tutto, oggetti vecchi 50 anni e altri 5 giorni. E' questa contaminazione ad essere sorprendente. Per certi versi sembra un museo ma poi ci si ricorda che qua il museo funziona e da' vita ad un centro unico al mondo.

Ma la cosa veramente bella che hanno qua è la grande massa di giovani, alcuni già bravi e che fanno camminare con le loro gambe, ai quali danno opportunità di far vedere quello che valgono, gli permettono di vivere quella vita da protagonista che meritano.

Ricordarsi che molti di questi hanno il mio stesso passaporto non so se mi riempia di orgoglio o di tristezza.

domenica 22 giugno 2014

Smetto quando voglio

Ho finalmente visto un film molto apprezzato da amici e colleghi, Smetto quando voglio. Il sottotitolo potrebbe essere meglio ricercati che ricercatori!

Una narrazione agile e veloce, molte battute, ma anche un pò di amarezza. E' la storia di diversi ricercatori universitari precari, costretti a fare lavori umili in un paese che non apprezza. Si mettono in testa di produrre una droga sintetica, con una molecola nuova e dunque in principio legale.


A parte il film in se stesso che è molto gradevole, lo spaccato della società che ne esce è finanche più decadente della grande bellezza, il film di Sorrentino premio oscar.

I giovani sono una manica di debosciati che si impasticcano in discoteca, i professori universitari sono dei parassiti che vivacchiano sulle spalle dei loro sottoposti e l'unica cosa che cercano è una visibilità politica. La società stessa non vuole laureati nemmeno quando si propongono per semplici mansioni.

Ridendo castigat mores siamo d'accordo, ma quello che c'è sotto è drammaticamente vero. Lo iato generazionale tra chi è sempre stato in cattedra per meriti tutti da verificare oggi e la base di chi spinge invece la carrozza e a cui viene chiesto di fare ricerca, didattica, di attrarre finanziamenti e di pubblicare i propri risultati su riviste importanti è enorme. Da un ricercatore oggi si pretende ciò che non faceva un professore ordinario 20 anni fa.

Meccanismo questo che non si potrà mai spezzare fintanto che il sistema rimane autoreferenziale. Quelli che non accettano la palude emigrano, raccolgono grandi soddisfazioni ma forse conservano in un angolo qualcosa. Può essere nostalgia come risentimento.

Non vorrei che qualcuno pensasse che sono manicheo. Ce ne sono di professori meritevoli nell'Università e ne conosco, ma anche molti che non sono così. La rendita è una casa troppo piacevole per abbandonarla.

E come il protagonista del film in realtà non può smettere quando vuole, questa zavorra rimane sul nostro groppone, chiudendo l'accesso alla carriera ai giovani che meritano. Questa situazione è il cancro più profondo che mina la nostra società. Perchè se non coltivi una classe dirigente poi non ti puoi aspettare che una volta arrivata al potere manifesti una competenza che non ha.


domenica 15 giugno 2014

Notte prima degli esami 25 anni dopo

25 anni fa davo l'esame di maturità, correva l'anno 1989.

Si dice che la maturità sia un passo importante, una data che si ricorda, addirittura che gli incubi durano anni. Che dire? Forse. Per me non è stato così.

Probabilmente sono così fortunato che dopo quel momento sono successe tante cose, ho visto molti luoghi, incontrato persone interessanti, superato esami ben più complessi che riguardando indietro nel tempo mi sembra di poter dire: molto rumore per nulla.


Anche gli stessi ricordi sono un pò sfumati. C'era un compito di italiano demente, il solito titolo stupido. Si chiedeva di parlare dei tempi moderni, di macchine sempre più vicine ad uomini e uomini sempre più simili alle macchine. Ma si può dare un tema di attualità così?

La versione era di latino e non era molto difficile mi pare. Il nostro membro interno in ogni caso girava tra i banchi e dispensava qualche consiglio.

Infine l'orale, greco e geografia astronomica. Il grecista della commissione era toscano, lo ricordo per la parlata. Portavamo l'Alcesti, una tragedia un pò sui generis di Euripide. Per inciso dovevamo saperla tradurre tutta e recitarla in versi. Una cosa che nella vita mi è stata di una inutilità incredibile.

Ovviamente il mio cavallo di battaglia erano le scienze. Mi spiacque molto che la docente, Antonia Vetere ricordo il nome, non potesse essere presente quel giorno. Ne ho un ricordo straordinario. Una persona che non parlava mai ex cathedra ma che invece cercava sempre di coinvolgere tutti, perchè aveva la giusta presunzione di pensare che ciò che ci diceva poteva veramente tornarci utile.

Quando si inizia a fare il docente, volente o nolente, c'è sempre un modello a cui ti ispiri, qualcuno al quale vorresti assomigliare. Negli anni lei è stata per me quella persona.

Mi chiamò al telefono quel pomeriggio. Io ero soddisfatto ma un pò abbacchiato, avevo fatto un errore di ortografia, al liceo classico, nel compito di italiano!!!  Un delitto capitale. Avevo scritto accelerare con la doppia l! Si vede che era destino che dovessi finire a lavorare nel campo degli acceleratori di particelle.

Ma lei mi consolò trovando una delle dispense che ci aveva dato nella quale era presente lo stesso madornale errore. E si scusò che forse questo mi aveva tratto in inganno. Ovviamente non era colpa sua, ma trovai questa cosa bellissima. Alla fine non pagai pegno per la stupidaggine.

Ad ogni modo il ricordo ancora vivido nella mia mente, quello che segna lo spartiacque tra la fine della scuola e l'inizio di una nuova vita, lo devo ad una mia compagna di classe, Isabella. Finito che fu l'orale, prese diligentemente tutti i libri, li impilò con tranquillità e corse verso le scale. Lì urlando a squarciagola "E' FINITA!!!" li gettò nella tromba delle scale. In quel momento finiva veramente una parte della nostra vita.

Con il tempo ho capito che i traguardi, quelli che ci vengono posti dalla vita o che ci diamo da noi, sono solo tappe, e delle volte anche di scarsa importanza. Le cose più belle sono il viaggio e le persone che ci accompagnano.


martedì 10 giugno 2014

Un piccolo insignificante zero

Non è vero che lo zero non conta nulla. Ovvio direte voi, tra 10 e 100 lo zero conta eccome. Ma se io lo metto prima?
Per esempio nel codice di avviamento postale: 00133. Ora tutti sanno che il CAP è formato da 5 cifre. Se io scrivessi per errore 0133 voi che pensereste? Beh se l'indirizzo corrispondesse con il cap 00133 sarebbe facile concludere che manca uno zero.

A questa geniale conclusione non è arrivato nessuno in mesi ed è stata causa di enormi disagi. Ma andiamo per ordine.

Per Natale mi rivolgo ad Amazon e mi faccio spedire dei libri al magazzino del mio dipartimento (dove lavorano persone gentili e in gamba), a casa non ci sto mai, chi gli apre al corriere? CAP 00133. Per errore metto 0133. E qua c'è il primo baco. Amazon non controlla che il campo abbia 5 cifre. Sarà una cosa fatale!

Il pacchetto invece che essere dato ad un corriere (2-3 giorni) viene affidato alle poste (4-5 giorni), che da quanto capisco sono l'estrema ratio di Amazon. Queste non consegnano al magazzino del mio dipartimento ma al cap 00173 al rettorato della mia università. Per farla breve i libri vengono fatti sparire quando sono incustoditi nella mia buca delle lettere. Amazon mi ha prontamente rimborsato.

Successivamente altri ordini e sempre la stessa cosa, i pacchetti arrivano tramite rettorato con il cap 00173 e un giro infernale.

Oggi finalmente mi sono accorto di questo errore e voilà, pacchetti affidati al corriere e in consegna presso il magazzino al 00133.

E' una vicenda che mi ha portato a riflettere su come la mancanza di un piccolo zero abbia generato un furto, le recriminazioni da parte di chi lo ha subito, la tristezza per averlo patito in un posto di cultura, tante telefonate ad Amazon, una serie di incredibili giri di pacchetti per vie traverse, e alla fine diciamocelo un sacco di grattacapi. Perfino la perdita di fiducia di tale sistema di vendita, lo scoramento di stare nel paese dove niente mai funziona come deve.

Possibile che nessuno ad Amazon o alle poste italiane si sia accorto che l'indirizzo dato era quello che corrispondeva al cap 00133 e non 0133? A Roma la base è 00100, ergo...

Viviamo in un mondo in cui un piccolo insignificante zero messo davanti può cambiare di brutto le cose!

mercoledì 21 maggio 2014

La grande bruttezza

Arrivederci Roma...

C'era una volta una città, piena di problemi, di contraddizioni, di ingiustizie, ma comunque bellissima, con i suoi monumenti, musei, parchi, dove c'era anche un Luna Park.


Oggi Roma è una grande schifezza. In parte per colpa della politica, un pò anche per merito dei suoi abitanti. Dopo una gestione terribile come quella di Alemanno che ha fatto dirigenti le cubiste, siamo finiti con Marino al nulla. Il comune non esiste, la legge non esiste. Marino esisti?

Ma siamo concreti per favore. Iniziamo dalla spazzatura. Il problema si è sempre più aggravato. Adesso c'è la differenziata certo ma mancano i cassonetti. Quando ci sono, sono sempre pieni. Spettacoli indecenti nelle strade, suppongo che l'igiene pubblica e il decoro non ne guadagnino.

Piove e Roma si riempie di buche. Davanti all'università di Tor Vergata è così grande la devastazione che almeno una volta a settimana vedo una macchina in panne, rottura del cerchione, forature, perfino ammortizzatore sfasciato. Eh sì perchè le buche ci stanno e pure i dementi che ci corrono sopra.

Pare che il sindaco abbia litigato con i vigili. E in effetti ci deve essere stata una invasione aliena che li ha sottratti alle strade. Non ci sono mai, e la gente lascia le macchine in doppia e in tripla fila, in curva, sulle strisce, sulle rotaie del tram. Oh poi ma quante macchine circolano con targhe dell'est europa? Si notano perchè si sentono tanti Niki Lauda, palesando un certo spregio per il codice della strada. Mi chiedo: ma saranno assicurati?

Abbiamo due gemme tra tutte: il Colosseo e i Musei Vaticani. Ma per accedervi i turisti devono passare per un vero e proprio suk. Non è possibile godersi la passeggiata, si viene di continuo fermati da un vario esercito di venditori del nulla. Deve giungere Obama per ripulire un pò la zona.

Un gruppo di gattare ha installato una piccola cucina all'interno dell'ara sacra di Largo Argentina. Peccato che abbiamo messo gli stop su delle mura del V secolo a.C. Il precedente sindaco non ha ovviamente fatto nulla, da noi ci si incazza forte se si toccano cani e gatti.

Ogni tanto al sabato vado a fare un pò di ginnastica all'EUR, vicino ai campi sportivi, dove ci sono dei prati presi d'assalto dalle famiglie nelle belle giornate. E lì, a pochi metri, delle volte a meno di un metro, ci sono delle signorine poco vestite che offrono sesso a pagamento. Alle 12:30 di sabato. Guardo questa scena surreale, bambini che giocano e prostitute che battono. Come facciamo a tollerare queste cose?

Eppure Roma è una città meravigliosa, specie all'alba, o d'estate senza traffico. Sono fortunato, ho visto molti luoghi e nazioni. Ma Roma rimane unica nel suo genere, una capitale politica o religiosa da più di 2500 anni. Una città che quando nasce Cristo conta un milione di persone. Una unica stratificazione di arte e cultura. Dove si può giocare a pallone avendo come sfondo una acquedotto romano? In nessun altro luogo si trova tanta storia e tanta bellezza.

Un popolo che avesse più a cuore la tutela della bellezza non potrebbe mai tollerare questo. Si vede che noi siamo rassegnati alla grande bruttezza.


martedì 6 maggio 2014

La scoperta della eccellenza (della stupidità)

Ieri Repubblica ha pubblicato un articolo sull'università di Tor Vergata:  http://www.repubblica.it/scuola/2014/05/04/news/spazio_ai_precari_tor_vergata_toglie_la_ricerca_ai_professori_e_la_affida_ai_ricercatori-85216236/?ref=HREC1-25

Si parla di un finanziamento destinato dal Rettore a progetti di ricerca presentati da ricercatori. L'articolista, che immagino sia avvezzo a passare veline senza domandarsi ciò di cui scrive, ovviamente immagina che questa sia una grande iniziativa.

Tutt'altro.

Chi è l'obiettivo di tale finanziamento? Un ricercatore, anzi tre perchè bisogna presentare un progetto insieme ad altri. E di cosa può avere bisogno? Può avere già un laboratorio attrezzato e ha necessità magari di una persona che lavori, un post-doc ad esempio. 60.000 euro l'anno di onere.

Oppure dispone comunque delle persone ma avrebbe bisogno di attrezzatura. Quanto costa? Dipende, solo un oscilloscopio può costare (dipende dalla banda ovvio, un 20 GHz costa anche 100.000 euro) una decina di migliaia di euro.

E quanto offre il Magnifico Rettore? 25.000 euro da spalmare su 18 mesi e per tre ricercatori! Nulla. Circa 8000 pro-capite.

Ma ci si rende conto di quanto costa la ricerca? E' come pretendere che un disgraziato che raccoglie i pomodori per 10 euro al giorno poi li peli, li faccia a pezzi, li cuocia, li inscatoli, li porti al supermercato e li venda. Sempre per 10 euro. Se uno facesse una proposta del genere voi cosa pensereste? Io non gli farei amministrare nemmeno un condominio. Mutatis mutandis a noi capita lo stesso.

E sapete dove il Magnifico ha trovato i fondi? Nuovi finanziamenti? No ha preso quei quattro spiccioli con cui dovrebbero essere pagati (secondo la legge),al livello di una collaboratrice domestica, i ricercatori per fare i corsi. E il dovrebbero è d'obbligo visto che io in anni di didattica frontale non ho mai visto un euro.

E aggiungendo al danno la presa in giro si sbandiera l'iniziativa come Uncovering excellence, una operazione  bottom-up. Ora non è che dare un nome inglese ad una stupidaggine la renda meno idiota. E poi qua l'unica cosa bottom-up è a danno del posteriore dei ricercatori...

Uncovering excellence. Mai titolo poteva essere però più appropriato. Abbiamo scoperto, se ce ne fosse bisogno, che la classe dirigente del sistema universitario, eccelle. In dilettantismo, inefficienza e superficialità.

venerdì 2 maggio 2014

l'omicidio del pensiero

C'era una volta il tempo per pensare. Lo si faceva così, distrattamente, quando si era alla guida per esempio, su un tram, o in un treno. Se non c'era un libro anche in aereo si rifletteva.
E se non si pensava si osservava, il mondo che c'era intorno a noi, le persone, un panorama, la scarsa igiene della vettura.

Nella sala di aspetto di un dottore poi c'era un mucchio di tempo per riflettere. Che cosa è cambiato oggi? Hanno inventato lo smartphone e lo vendono a prezzi così bassi che tutti possono permettersi di lobotomizzarsi.

Li vedi che giocano alle fermate dell'autobus, nella sala di aspetto di un medico, che mandano chat, what's app, istantgram, commentano su facebook. In una parola sono connessi. Delle volte se aspetto anche io guardo il mio cellulare, vecchia generazione, solido telefonino da battaglia che fa solo telefonate, così per darmi un tono, mi prendessero per uno strano che sta lì a riflettere...

Oh capiamoci bene, io sono un grande utilizzatore di internet. Perfino in vacanza scelgo gli hotel che abbiano la wi-fi, altrimenti nix. Però qua si è varcato un limite, e siamo arrivati alla dipendenza.

Ogni istante della vita è catturato e documentato, ogni frase, anche la più scema è condivisa con il mondo. E tutto scorre a grande velocità, non ci si ferma più a riflettere, a pensare.

Perfino i turisti non vivono la vacanza, la documentano. Arrivano davanti ad un quadro e lo fotografano. E via, quel quadro ha già dato. Non ne assaporano il colore, non si lasciano attraversare da una sensazione.

Di fronte ad un bel tramonto non nasce del romanticismo. La prima cosa è mettere una mano in tasca, fare uno scatto e condividerlo.

Non c'è molto spazio per l'immaginazione oramai. Eppure è proprio questa il motore di ogni società. Sono le persone che sanno vedere quello che altre non distinguono che creano il progresso, sono coloro che pensano possibile l'impossibile.

Per gli over 40 secondo me si tratta di una moda, di cui forse si stancheranno un giorno. Le novità si sa passano prima o poi. E forse torneranno a fare quello che facevano prima, salvando magari le proprie funzioni immaginative.

Ma per i ragazzi che nascono e crescono in questo contesto, per loro che non sanno che c'era un tempo in cui si leggevano libri, nel quale le persone se volevano essere amiche si incontravano davvero, che se volevi invitare uno a cena gli telefonavi e non lo messaggiavi, un tempo nel quale quando andavi in vacanza staccavi con il mondo e il resto del mondo staccava con te, come faranno ad immaginare il futuro, come creeranno novità se non sognano, se non pensano, se non immaginano?

Non riesco proprio ad immaginarlo!


mercoledì 19 marzo 2014

La grande presa per il culo

L'Università è una grande presa per i fondelli. Le regole del ministero, la bibbia incontestabile del nostro operare, dicono che bisogna laureare. Non importa come, non conta chi, ma gli studenti devono arrivare alla laurea.

Che poi la conseguano con un voto polare e che essa non sia altro che un mero contenitore della loro ignoranza frega no. Non si vogliono poche persone preparate ma molte ignoranti. Abbasso la qualità, viva la quantità.
Le Università sono prese per il portafoglio. Minore è la percentuale di studenti che facciamo laureare rispetto agli iscritti, tanto minori saranno i soldi che prendiamo. Così paradossalmente un ateneo di valore, e dunque selettivo, viene considerato meno di un diplomificio.

Questa è una grandissima presa in giro, in primo luogo per gli studenti. Che senso ha dargli una laurea quando questa non corrisponde ad una abilità? Una volta quando si andava agli esami e non si sapeva qualcosa si era pregati di lasciar perdere e di tornare.
Oggi, figli forse della cultura televisiva dell'aiutino, si cambia domanda, ci si riduce a chiedere delle stupidaggini. E anche se magari con voti glaciali, tutti avanti. Ma così non certifichiamo altro che l'ignoranza.

E non facciamo un servizio proprio agli studenti. Non tutti sono tagliati per le stesse cose. Potersi iscrivere all'università è un diritto, ma prendere una laurea no! Se li bloccassimo subito, forse capirebbero che è meglio cambiare materia, o almeno modo di studiare. Invece gli facciamo perdere gli anni migliori e creiamo una società di laureati ignoranti.

Chi non entra a medicina perchè non supera i test, si iscrive all'Università di Tirana, dove insegnano docenti italiani che mandiamo a nostre spese. Dopo un anno questi ragazzi possono chiedere di passare al secondo anno in Italia e voilà, aggirato lo sbarramento. Questi sono i dottori che ci cureranno!!

E paradossalmente prendiamo per il sedere anche gli studenti bravi. Perchè a fronte di chi non sa la circonferenza di un cerchio o chi, richiesto di un numero fondamentale, dice, al terzo anno di fisica, 'Professò io coi numeri so' un casino'...c'è anche chi è bravo, perchè le persone abili nascono sempre.

A queste facciamo il torto ancora maggiore, perchè li sottostimoliamo, gli diamo molto di meno di quello che potrebbero avere.

Se la classe dirigente di oggi non vi soddisfa, aspettate quella di domani, che si è laureata in questo modo! Mi attendo un giorno un dottore che mi dica: "no guardi io con il sangue un macello..."



venerdì 28 febbraio 2014

La lotta alla stupidità

A lungo c'è stata la lotta alla ricchezza. Poi, contrordine compagni! Non è la ricchezza che dobbiamo abbattere ma la povertà. Sacrosanto, ma neanche questa, che è tutt'ora in divenire, può nascondere l'ultima Thule delle battaglie: la guerra alla stupidità.

Tranquilli non sono un neomengeliano che vuole una razza pure di persone senzienti. Più modestamente mi accontenterei di un mondo nel quale ci sia un limite all'essere stupidi.

Pensandoci bene la stupidità deve comunque essere in regressione rispetto al medioevo. La maggiore alfabetizzazione, la possibilità di leggere un libro (sebbene da molti non sfruttata), di veicolare idee, ha sicuramente contributo ad elevarci dal livello del beota di un tempo.

Eppure oggi la stupidità non viene combattuta ma anzi viene utilizzata come instrumentum regni. Un bel lavaggio di testa, magari con la siringa della televisione, ed ecco che l'anestesia cerebrale è totale.

Vedere la stessa persona prendere per 4 volte ad ogni giro dei bagagli la stessa valigia e poi riporla là perchè non era la sua, come mi fa pensare? Che è stupido e si vede lontano un miglio. Tre ragazzi che uccidono un disgraziato negli USA solo perchè annoiati, una coppia che porta a morire assiderato il proprio figlio di 8 mesi a 3000 metri, un gruppo di sedicenti tifosi che non perde occasione per rivolgere epiteti razzisti ai giocatori di colore, esponenti politici che danno della scimmia ad un ministro della repubblica, sono solo dei piccoli esempi e forse neanche i più eclatanti. 

Call center della pubblica amministrazione: "guardi secondo me FORSE avete nel vostro database un errore nel mio numero di codice fiscale". Ascoltare? Giammai!
20 minuti dopo l'ineffabile impiegato scopre che nel database non c'è il mio codice fiscale!
D'altronde Bertrand Russel diceva giustamente che il problema è che gli stupidi sono strasicuri, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi. Qualcuno mi suggerisce: ma lo diceva con sicurezza?

Purtroppo per risolvere i grandi problemi di oggi non bastano gli imbonitori ma servirebbero persone competenti. Ma poichè si è fatta la guerra alla cultura, all'istruzione e all'intelligenza (accomunate ad una certa intellighenzia) oramai il valore non è più ammirato, al limite è invidiato.

"Il potere non corrompe gli uomini; e tuttavia se arrivano al potere gli sciocchi, corrompono il potere" diceva G.B. Shaw. 

venerdì 21 febbraio 2014

Le brioches di Maria Antonietta

In questi giorni l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare si interroga sul proprio futuro. Dopo il bosone di Higgs, cosa ci riserva? Che si fa se da qui ad un paio di anni non si scoprono dei segni di una nuova fisica?

Sono domande importanti ma nel dibattito manca secondo me un ingrediente fondamentale. Dove prendi le risorse per continuare a fare la fisica delle particelle elementari?

Nella storia questo è stato sempre il campo d'elite. Sono gli studenti più brillanti venivano scelti per per queste ricerche. E ovviamente tutti dobbiamo molto a ciò che è stato fatto dai fisici delle particelle. C'è stato un tempo in cui la tecnologia veniva inventata per questi esperimenti. Lo stesso web su cui io scrivo adesso nasce al CERN di Ginevra. LHC è per me l'opera tecnologica più grandiosa mai realizzata dall'uomo.
Se a questo aggiungiamo che in passato la fisica delle particelle elementari ha anche avuto un ruolo strategico nel mondo bipolare capiamo perchè, non solo dunque per una ragione culturale, la società ha sempre finanziato largamente questo settore.

Eppure da qualche anno il vento è cambiato. Grandi laboratori hanno deciso di chiudere i loro acceleratori dedicati a questo scopo e di dedicarsi ad altra fisica.

La società vuole il suo ritorno. La maggior parte dei fondi europei del prossimo programma quadro per la ricerca sono destinati alle sfide del sociale e al progresso industriale.

La ricerca di base è fondamentale e non sono certo io a metterlo in dubbio. Ma bisogna riconoscere che oggi non si può dire che continuiamo a fare questa fisica per ridurre la barra di errore di una misura o trovare delle piccole correzioni al nostro modello del mondo. Non è pensabile avere grosse cifre per queste ricerche senza dare qualcosa indietro. Rischiamo di essere presi per dei filosofi, chiusi nelle loro stanze a parlare un linguaggio incomprensibile.

E cosa possiamo dare indietro alla società che ci finanza? Possiamo utilizzare l'enorme impianto di competenze che sono state sviluppate per questa fisica e metterlo a disposizione di altre applicazioni che non siano solo un esperimento di particelle. Per il capo biologico, medico, per i beni culturali, per la fisica dei materiali, per le applicazioni industriali giusto per fare qualche esempio.

E questo senza snaturarsi, senza destinare il 100% del nostro tempo a queste applicazioni, ma utilizzando le risorse che saremo stati in grado di raccogliere in questo modo per finanziare anche quella ricerca di base che oggi non riusciamo a far capire a chi non è un iniziato.

Se non lo si capisce ora, si è votati a morte certa. Forse non domani e nemmeno dopodomani, ma magari tra qualche anno. C'è chi considera queste posizioni blasfeme, in virtù di una ortodossia stabilita in uno statuto scritto 63 anni fa, quando non c'era la TV in italia, usciva nelle sale un americano a Parigi e H. Truman era alla Casa Bianca. Sarà cambiato qualcosa da allora?

Non vederlo è come essere Maria Antonietta che pensa di offrire brioche al popolo affamato.

sabato 11 gennaio 2014

L'amicizia sospetta

Ho visto un episodio della serie televisiva Sherlock. Un interessante esperimento di trasposizione dei romanzi di Conan Doyle ai giorni nostri.
Certo non ci sono le atmosfere dell'Inghilterra Vittoriana, sostituite da cellulari, smartphone e dalla vita caotica del XXI secolo. Però non è questo che mi ha colpito. C'è una differenza.
Non sottile, non piccola, non trascurabile.
Poco più di un anno fa sono andato a New York con un collega. Quando ci siamo presentati alla reception dell'albergo quel testone del portiere ci voleva dare una sola stanza, convinto che fossimo una coppia.

L'ho trovato insolito ma questo Sherlock mi ha fatto capire quanto conti poco l'amicizia tra uomini nel XXI secolo.

Nei romanzi originali Sherlock e Watson sono amici senza dubbio. Mai, in nessun momento, vi è un dubbio che tra loro vi sia qualcosa di più. Eppure nel telefilm vengono sovente scambiati per una coppia e in un certo qual modo allo spettatore rimane il dubbio che in futuro lo potrebbero diventare.

Trovo che ci sia un misto di ipocrisia e perbenismo in questo modo di fare. Da un lato gli omofobici e dall'altro i gay-friendly.

Walter Matthau e Jack Lemmon, Stanlio e Olio, Gianni e Pinotto, Cochi e Renato, Bramante e Raffaello, Dante e Cavalcanti, Massimo Troisi e Lello Arena, Pieraccioni e Ceccherini, Totò e Peppino, Fernadel e Gino Cervi (Don Camillo e Peppone), e chissà quanti ce ne sono che mi scordo adesso. Tutti gay? Suvvia...

Possibile che l'amicizia, un valore così fondamentale per la civiltà, sia così poco considerato? E' il sesso il senso della misura di tutte le cose? Non c'è niente altro nella zucca delle persone?

La grande differenza tra lo Sherlock Holmes originale e quello di oggi è la mancanza di dignità che viene attribuita all'amicizia.