domenica 20 luglio 2014

Missione a San Jose

Andare a questa conferenza è stata una esperienza interessante. Per la conferenza in se', per avere capito che per gli americani in certi settori esistono solo gli americani (qualche ragione ce la hanno per carità) e per avere incontrato due persone che non vedevo da 17 anni, tempo della mia esperienza al Fermilab.

Uno di questi, E.C. ora un pezzo grosso del Dipartimento dell'energia (D.O.E.) mi ha cortesemente salutato dicendomi che l'ultima volta che ci eravamo visti era  'a thousand years ago!' E' stato bello rivederlo, sempre una conversazione interessante.

Ma oltre a ciò questa esperienza mi ha portato un pò nella Silicon Valley, quel posto che io da ragazzo mitizzavo, pensando fosse una oasi di fantascienza sulla terra.

La realtà è un pò differente, la vista dall'aereo racconta di una piana con città senza soluzione di continuità, mentre dal basso nulla appare diverso da un tipico paesaggio americano. Certo si passa davanti ai sancta sanctorum di  Mounting View e Cupertino, sedi di Google e Intel, si vede la cattedrale della Adobe, ma intorno nulla dice che ci troviamo nell'ombelico del mondo della tecnologia.

Il museo dei computer è il posto che mi ha toccato di più. Si parte da Eniac e Univac, si passa per il Commodore 64 e l'Apple II, si gioca a Pong e Pac-Man, si contemplano i primi mainframe e forse mai come in questo posto ci si rende veramente conto dell'incredibile progresso che si è fatto in questo campo. Computer grandi come palazzine che oggi entrano in chip microscopici.

La visita a SLAC (Stanford Linac Accelerator Center), sebbene lo avessi già visto altre volte, è stata comunque assai interessante. Non mi ero reso conto della stratificazione archeologica della tecnologia di una macchina costruita a metà degli anni 60. Dentro le 2 miglia di acceleratore si trova di tutto, oggetti vecchi 50 anni e altri 5 giorni. E' questa contaminazione ad essere sorprendente. Per certi versi sembra un museo ma poi ci si ricorda che qua il museo funziona e da' vita ad un centro unico al mondo.

Ma la cosa veramente bella che hanno qua è la grande massa di giovani, alcuni già bravi e che fanno camminare con le loro gambe, ai quali danno opportunità di far vedere quello che valgono, gli permettono di vivere quella vita da protagonista che meritano.

Ricordarsi che molti di questi hanno il mio stesso passaporto non so se mi riempia di orgoglio o di tristezza.

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