venerdì 4 marzo 2022

La scienza è un ponte non un muro

 Si moltiplicano in questi giorni le dichiarazioni delle agenzie nazionali, enti di ricerca, università, ministeri, sulla sospensione, revoca o arresto dei programmi di ricerca congiunti con istituti e scienziati russi. 

Facciamo chiarezza. Trovo l'invasione della Ucraina una cosa atroce, trovo Putin uno spietato dittatore e che questa guerra sia ingiustificata e ingiustificabile. Non c'è dubbio che lui sia responsabile di crimini contro l'umanità. E temo che il peggio debba ancora venire.

Però. Nel 1919 il Consiglio Internazionale delle Ricerche (appena nato) decise di escludere gli scienziati tedeschi e austriaci dalle proprie commissioni e riunioni e progetti. Negli anni '20 la sensibilità di questo gesto controproducente fu messa in discussione in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, e nel 1926 il Consiglio fu convinto a riaprire le porte ai tedeschi che, feriti dal precedente attacco, non accettarono l'invito, mentre la Germania divenne ancora più nazionalista e isolazionista. (Fonte: Philip Ball "Serving the Reich: The Struggle for the Soul of Physics under Hitler").


The Synchrotron Light for Experimental Science and Applications in the Middle East (SESAME) ha come membri fondatori paesi tipo: Giordania, Bahrain, Cipro, Egitto, Iran, Israele, Pakistan, Autorità Palestinese e Turchia. 

Alcuni di loro hanno pessime relazioni diplomatiche e di tanto in tanto combattono. Eppure là collaborano sempre tutti insieme.

La scienza è un ponte, non un muro. 

L'esclusione degli scienziati russi, e più in generale della cultura russa, non è la risposta giusta secondo me.

I giovani ricercatori russi vengono in Europa e sperimentano la libertà di parola e di informazione. Se vogliamo che la Russia cambi da regime tirannico a regime democratico, dobbiamo collaborare, scambiare persone, dobbiamo aiutare a gettare i semi della democrazia usando la scienza e la cultura.

Includere, non escludere dovrebbe essere il nostro obiettivo.