venerdì 2 maggio 2014

l'omicidio del pensiero

C'era una volta il tempo per pensare. Lo si faceva così, distrattamente, quando si era alla guida per esempio, su un tram, o in un treno. Se non c'era un libro anche in aereo si rifletteva.
E se non si pensava si osservava, il mondo che c'era intorno a noi, le persone, un panorama, la scarsa igiene della vettura.

Nella sala di aspetto di un dottore poi c'era un mucchio di tempo per riflettere. Che cosa è cambiato oggi? Hanno inventato lo smartphone e lo vendono a prezzi così bassi che tutti possono permettersi di lobotomizzarsi.

Li vedi che giocano alle fermate dell'autobus, nella sala di aspetto di un medico, che mandano chat, what's app, istantgram, commentano su facebook. In una parola sono connessi. Delle volte se aspetto anche io guardo il mio cellulare, vecchia generazione, solido telefonino da battaglia che fa solo telefonate, così per darmi un tono, mi prendessero per uno strano che sta lì a riflettere...

Oh capiamoci bene, io sono un grande utilizzatore di internet. Perfino in vacanza scelgo gli hotel che abbiano la wi-fi, altrimenti nix. Però qua si è varcato un limite, e siamo arrivati alla dipendenza.

Ogni istante della vita è catturato e documentato, ogni frase, anche la più scema è condivisa con il mondo. E tutto scorre a grande velocità, non ci si ferma più a riflettere, a pensare.

Perfino i turisti non vivono la vacanza, la documentano. Arrivano davanti ad un quadro e lo fotografano. E via, quel quadro ha già dato. Non ne assaporano il colore, non si lasciano attraversare da una sensazione.

Di fronte ad un bel tramonto non nasce del romanticismo. La prima cosa è mettere una mano in tasca, fare uno scatto e condividerlo.

Non c'è molto spazio per l'immaginazione oramai. Eppure è proprio questa il motore di ogni società. Sono le persone che sanno vedere quello che altre non distinguono che creano il progresso, sono coloro che pensano possibile l'impossibile.

Per gli over 40 secondo me si tratta di una moda, di cui forse si stancheranno un giorno. Le novità si sa passano prima o poi. E forse torneranno a fare quello che facevano prima, salvando magari le proprie funzioni immaginative.

Ma per i ragazzi che nascono e crescono in questo contesto, per loro che non sanno che c'era un tempo in cui si leggevano libri, nel quale le persone se volevano essere amiche si incontravano davvero, che se volevi invitare uno a cena gli telefonavi e non lo messaggiavi, un tempo nel quale quando andavi in vacanza staccavi con il mondo e il resto del mondo staccava con te, come faranno ad immaginare il futuro, come creeranno novità se non sognano, se non pensano, se non immaginano?

Non riesco proprio ad immaginarlo!


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