giovedì 31 marzo 2011

noi credevamo...

Vorrei gridare all'eresia. Ma come si fa a raccontare una storia così bella e importante come il risorgimento  con un film così lento, noioso e cupo come "Noi credevamo"?

Noi credevamo fosse un film, invece è il solito lavoro intellettuale che non scalda mai lo spettatore. Nonostante le vicende tragiche dei protagonisti non ci si sente mai partecipi. Anzi...

Mazzini passa per un mezzo boss mafioso, sanguinario e spietato, un imbecille e un fanatico.

E poi, tutte le storie vivono di momenti gloriosi e di pagine buie. Mi chiedo perchè raccontare solo queste ultime? Perchè ci si concentra solo sugli aspetti negativi dell'unificazione? Ce ne saranno stati pure di positivi suppongo!

In un momento di buio assoluto come questo, dove un igienista dentale vuole diventare ministro degli esteri perchè divide il letto con il premier (ma in fin dei conti avrebbe pure ragione, viste alcune colleghe già ministre...), quando le leggi e le persone si piegano alle convenienze e nessun ideale sostiene le azioni politiche, ci voleva un film non agiografico ma almeno un con pò di cuore.

Vogliamo vibrare a vedere le storie di questi ingenui e coraggiosi, di questo gruppo di ardimentosi, che perdendo tutto, i beni, la libertà e spesso la vita hanno costruito le fondamenta di questa nazione. Vogliamo sentire delle parole come quelle di Napolitano nella festa dei 150 anni dell'unità, vogliamo celebrare anche i passaggi positivi, la repubblica romana, la spedizione dei mille, la presa di Roma. Invece no, si parla di efferatezze, si mettono quasi sullo stesso piano vittime e carnefici. Si dimentica che una guerra è una guerra e che i morti sono sì tutti uguali ma la ragione per cui si muore no.

E' un pò un film "attuale". E' da macchina del fango. Siamo tutti sporchi, i Borboni erano tremendi, ma i mazziniani pure. I Savoia sono come i Borboni. Non c'è salvezza, ne' redenzione.

Molto meglio i film di Magni sulla roma papalina, sui carbonari e sulla fine del Papa Re. Almeno si prova simpatia per questi giovani.

Noi credevamo che il nostro cinema poteva fare di meglio. Anzi doveva, per il rispetto di quelle persone.



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