sabato 2 aprile 2011

a costo zero

Siamo il paese del sottocosto, meglio ancora se zero.

Vogliamo essere dei gran signori ma non spendere. Pensiamo di avere lo stesso tenore di vita di un paese europeo ma i nostri salari sono molto più bassi.

Le pulizie a casa? Ci pensa la colf. Ma non la mettiamo in regola perchè è caro.
L'automobile è un bene irrinunciabile, ma l'assicurazione è salata. Così tre milioni di persone se la confezionano da soli, una bella fotocopia e via.

Vogliamo il giovane preparato e qualificato, ma non gli diamo uno stipendio e i contributi, nossignore. Un bel contratto da precario.
Vogliamo i bus che funzionano e salendo non paghiamo il biglietto, peraltro molto economico confrontato alle medie europee. Insomma vogliamo un servizio ottimo ma non amiamo spendere per ottenerlo.

E' così anche nella ricerca. Riformiamo l'università a costo zero, "senza oneri aggiuntivi" dice la legge. Desideriamo che i nostri figli studino negli atenei ma non creiamo i professori, che sono in rapporto agli studenti molto pochi se confrontati con la media OCSE. E perchè? Perchè tanto ci pensano i ricercatori a fare didattica. Li paghiamo come ricercatori, mica come professori, ci mancherebbe.

E scendiamo ancora di un gradino. Vogliamo fare ricerca ma non li assumiamo i ricercatori. Usiamo dottorandi, assegnisti e borsisti perchè costano meno.

Insomma l'arte di arrangiarsi non è un luogo comune. E' prassi quotidiana. Mettiamo una pezza dietro l'altra, come sull'asfalto delle nostre strade, che cede ad ogni pioggia.

Prima o poi dovremmo fare i conti con il fatto che le nozze non si fanno con i fichi secchi. E quel giorno, temo, è molto vicino.

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