venerdì 25 marzo 2011

la libertà non è star sopra un albero...

Cantava il grande Gaber.

Oggi una persona mi ha fatto riflettere su questo blog e sulla libertà di scrivere.
Non ho dato molta pubblicità a questo sito, sopratutto tra i colleghi. Perchè?

Credo che sia stato timore. Paura che venisse meno la libertà di scrivere e criticare chi ha una posizione di potere.

E' successo che il mio rettore abbia risposto ad una richiesta che non gli era stata ancora presentata (alquanto curioso no? qualcuno potrebbe trovarlo allarmante) ma che girava su una nostra mailing list. E' accaduto che una mia collega, che aveva raccontato di una pressione ricevuta nel parcheggio per rompere la solidarietà della nostra protesta, sia stata successivamente rimproverata dall'autore di tale tentativo. Egli non solo non si è sentito minimamente in colpa per il suo comportamento, ma una volta saputo di essere stato messo alla berlina ha avuto perfino il cattivo gusto di non tenere la spiata per se'.

Queste cose mi hanno un pò spaventato. So che il mio paese è fatto da cortigiani che hanno, come diceva Biagi, il loro tiranno preferito. E lo vedo tutti i giorni, esempi di persone che si trasformano in lacchè per "fare carriera". Chi invece manifesta un dissenso deve essere cauto, il non essere allineato non è sintomo di indipendenza ma piuttosto di possedere una abitudine pericolosa: il pensare.

Oggi ho capito (meglio tardi che mai) che anche io mi sento suddito e poco cittadino. Sono i sudditi che temono la collera del re, sono i sudditi che tremano per i cortigiani del padrone. Sono sudditi coloro che danno un prezzo alla loro libertà. Le persone libere non hanno paura del confronto. E le cattiverie che gli fanno non sporcano le loro anime ma quelle dei loro aguzzini.

La nostra libertà non finisce solo quando è limitata dagli altri, ma anche se noi ci mettiamo su un albero perchè temiamo le ritorsioni.

Mi arrogo il diritto di additare chi è disonesto perchè mi sento onesto. Voglio censurare chi usa l'università invece di servirla perchè io non lo faccio. Ma con che coraggio posso criticare i giornalisti che non attaccano il potere quando questo esce dai suoi confini? Se io per primo, per una cosa così microscopica, per un insignificante blog mi faccio tanti problemi?

Ho sempre pensato che non sono i discorsi che contano ma i comportamenti. I miei genitori non mi hanno mai spiegato cosa vuol dire amarsi, me lo hanno mostrato ogni giorno. Non possiamo piegare le nostre convinzioni alle convenienze. E dunque voi che leggete: sentitevi liberi di mandare questo link a chi volete, se lo ritenete interessante.

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