mercoledì 2 marzo 2011

Mettiamoci una pezza

L'Italia è il paese delle toppe. Ho sentito una frase molto bella di recente: "Gli italiani fanno quello che non fa l'Italia". Sembra un paradosso ma è la verità.

E' solo grazie all'abnegazione e al coraggio di molti cittadini che vengono coperte le magagne della nostra comunità. Penso ai volontari, di ogni corpo, arma e associazione che aiutano gli altri. Penso agli insegnanti che devono far crescere una generazione mentre sulla scuola piove di tutto.
E ovviamente penso anche alle toppe che tutti i giorni mettiamo io e tutti i miei colleghi.

Recentemente però, grazie alla Gelmini, qualcosa ho e abbiamo capito. Che c'è un limite oltre il quale non bisogna andare. Non è giusto continuare ad esercitare una supplenza quando non c'è speranza che arrivi il titolare. Anzi. Se si continua a metterci una pezza, sfugge che il tessuto è liso. Se con la 29esima spesa in ricerca produciamo la nona ricerca del mondo a che serve spendere di più?

Qualcuno ci ha detto che non possiamo fare così, non possiamo non fare quello che il nostro contratto non ci obbliga a fare. Ovvero non possiamo non essere volontari. Perchè in questo modo danneggiamo una istituzione, distruggiamo ciò che si è costruito con tanto sforzo. Osservo che costruire in questo modo vuol dire edificare sulla sabbia. Sullo sforzo poi...diciamo a costo nullo. E siccome ciò che costa niente vale niente ci siamo solo illusi di costruire qualcosa.

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