domenica 17 luglio 2011

La caduta dei giganti

Non mi piacciono i libri nei quali si rischia la slogatura del polso per leggerli, ovvero i tomi di un migliaio di pagine. Eppure per Follet faccio una eccezione (a dire il vero anche per 'the making of the atomic bomb' di Rhodes...). Mondo senza fine e i pilastri della terra li ho divorati. E lo stesso ho fatto in pochi giorni con la caduta dei giganti, l'ultimo bestseller.



Se gli altri due grandi romanzi storici erano ambientati nel medioevo, questo invece pone la sua attenzione sull'inizio del 1900 e in particolar modo sulla prima guerra mondiale. Sto alla letteratura come i frequentatori del bar sport al calcio. Me ne guardo bene dal farne una recensione. C'è però qualcosa che mi ha colpito profondamente in questo libro ed è di ciò che voglio parlare.

Non è un libro di storia, eppure la racconta. E la vede da un punto di vista differente di quello che siamo usi a fare. Non si parla tanto di massimi sistemi o di geopolitica, ma di storie di persone 'vere' o verisimili. Si parla di quotidianità, si ricostruisce un mondo, con veloci e toccanti pennellate. Insomma si viene trasportati in una epoca così distante dalla nostra ma lo stesso intrigante.

Si entra poi in contatto con un tema, la prima guerra mondiale, poco seducente, poco trattato, eppure fondamentale ancora oggi.

Cosa ho capito che non sapevo? Anzitutto che le persone erano carne da cannone. Si potevano perdere 50.000 uomini così in un giorno per conquistare cento metri di terreno. La distanza tra il potere distruttivo delle armi e l'inadeguatezza di una imbelle e autoreferenziale classe nobile dominante è allucinante. Come è stato possibile sprecare 16 milioni di vite in guerre di trincea è incredibile.All'attacco!!! e giù una smitragliata che falciava tutti. e poi di nuovo, e di nuovo, finchè non si guadagnava la posizione. La vita umana considerata meno di nulla.

Ho capito meglio le tensioni sociali in Russia. Non si può essere giustiziati per avere fatto pascolare un gregge su un terreno incolto solo perché di un nobile latifondista. La crudeltà, il cinismo e l'arroganza di quella classe governante sono state l'humus per la nascita del comunismo.

Mi sono schierato a fianco delle donne inglesi che cercavano di conquistare i diritti civili, almeno quello del voto. Mi sono indignato del razzismo degli americani, anche i più avanzati come il presidente Wilson, per i neri. Ho sofferto per le tremende condizioni dei minatori scozzesi e la miopia e lo sfruttamento a loro danno degli aristocratici. Ho vissuto le vicende sentimentali di una coppia anglo tedesca, divisa dalla guerra, dai pregiudizi, dalle difficoltà del tempo. Mi sono sentito dispiaciuto per le tremende condizioni di resa imposte ai tedeschi che facevano sì che un tozzo di pane costasse un triliardo di marchi e che l'inflazione fosse così alta che gli affitti non venivano nemmeno riscossi, tanto erano irrisori gli importi consumati dal caro vita.

Insomma per un migliaio di pagine mi sono immaginato di essere in quel tempo e ho, ahimé, constatato che molte delle questioni e delle aspettative di quegli anni sono ancora attuali oggi. Mi è venuta in mente una frase di Sabin: i saggi sono coloro che si adeguano alle situazioni. Dunque il progresso è solo opera dei pazzi. Forse dovremmo ascoltare un pò di più chi viene così etichettato.

2 commenti:

  1. Ero rimasto colpito da questo tuo post, quando l'hai scritto.
    E cosi' quando mi e' capitato il libro fra le mani non ho esitato ad iniziare a leggerlo. Ora sono quasi a meta'.
    Tengo a precisare che quello dei libri pseudo storici e' uno dei 2 generi che preferisco (l'altro e' la fantascienza - insomma: o passato o futuro!) e che quindi ho pensato che questo libro fosse perfetto per me...
    Sara' che sono cresciuto o che ora vivo a Gnu Iorc o che vedo molte TV series e cinema americano... ma sto libro mi fa' un po' ridere!
    Tutti i personaggi sono belli e ricchi e se sono poveri, allora sono super smart; molti colpi di scena sono ridicoli e/o telefonati: sembra essere scritto per farne un film o una serie televisiva.
    Tra l'altro questo libro e' il primo di una trilogia... così' si possono fare 3 stagioni. :-D

    Ah, non li fanno più' gli scrittori come Mika Waltari!!!
    L'hai mai letto?

    Voglio sottolineare che "I pilastri della terra" l'ho letto 2 volte in italiano e una terza in inglese prima di leggere "Mondo senza fine".
    Il primo (che ho anche regalato ad un discreto numero di persone nel tempo) e' un capolavoro nel suo genere, il secondo e' purtroppo una copia peggiore del primo, ma ameno anche li' si parla un po' di architettura.
    Ho letto anche altri libri di Ken Follett, romanzetti avvincenti, ma non molto di più'.

    Ciao, Gio

    P.S. Grazie degli auguri!

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  2. Anche a me piacciono gli stessi generi. Ecco perché ho sempre adorato il ciclo della fondazione di Asimov, è un romanzo storico ma di fantascienza.
    Sono d'accordo che l'autore è un pò paraculo e tutti i buoni finiscono bene. Ma questo secondo me non toglie nulla alla descrizione del periodo. Un tempo che sovente è poco considerato. Io per esempio della grande guerra sapevo pochissimo, così come della vita di allora. E poi il fatto che i buoni finiscono bene è confortante in un mondo in cui di solito prendono calci nel sedere quando va bene o una pallottola se gli va male.

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