domenica 3 giugno 2012

Cape Canaveral

Ci sono pochi posti così mitici per chi ama la scienza come Cape Canaveral, sede del Kennedy Space Center. Da qui è passata la storia dell'astronautica. Sin da bambino sognavo di vedere dal vivo quello che era la nostra porta verso lo spazio. Sì lo so, faccio torto a Baikonur, il cosmodromo russo, e a tutti quelli che invece di spendere 4 milioni di dollari per la penna che scrive nello spazio hanno sempre saputo che era meglio la matita.

Però qui c'è un fascino particolare, qui l'uomo è partito per la luna, da qui si sono levate per non tornare ben due missioni Shuttle. Tutto odora di futuro. O almeno era così fino a qualche tempo fa. 

E' emozionante visitare l'edificio dove è stato assemblato il Saturno V, vedere uno di questi razzi mai usato, passare di fronte alla capsula della Mercury usata nei primi viaggi spaziali.

C'è poi un cinema IMAX per la proiezione 3D dei primi film spaziali presi sulla stazione internazionale. La sensazione? Incredibile!

E' tutto molto bello, compresa la simulazione della sala controllo per la partenza dell'Apollo 8, la missione della resurrezione, dopo l'incidente mortale dell'Apollo 1. E poi c'è la possibilità di porre domande a degli ingegneri della Nasa: perchè il serbatoio dello Space Shuttle è diventato arancione ad un certo punto?

Perché non serviva dipingerlo di bianco e si risparmiava peso. Solo qui si può scoprire la storia di John Young, che è ancora vivo peraltro, l'unico ad avere volato per ben due volte sia con la Gemini, che con gli Apollo, che con gli Shuttle. 

E' stato anche sulla luna (Apollo 16), ed il primo comandante dello Shuttle. Oltre al primo ammutinato spaziale, per avere di nascosto portato un tramezzino a bordo...


Eppure, manca qualcosa. Qualcosa che mi aspettavo di trovare e che non c'è. Non vi è la quotidianità dello spazio, l'attenzione per la prossima missione, semplicemente perché non c'è una prossima missione. Qualche satellite, magari militare, con un razzetto a perdere è tutto il programma da qui fino al 2020. 

Solo allora si spera, con l'aiuto dei privati, di provare a tornare sulla luna. Ecco, quello che doveva essere il posto del futuro-presente, risulta oggi un po' del passato. Si guarda indietro, glorifica le sue gesta e quelle degli eroi che hanno volato nello spazio. Ma non guarda tanto avanti. 

Una volta un giornalista chiese a Yuri Gagarin: "a che serve?"- E lui rispose che se l'uomo si fosse posto sempre questa domanda non sarebbe mai uscito dalle caverne. 

Temo che in qualche modo oggi ci stiamo tornando.

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