mercoledì 6 luglio 2011

La nascita della TFL

Con sabato si è conclusa la mia stagione del football. Adesso abbiamo anche un logo, una pagina facebook con il nostro nome, Tor Vergata Football League (TFL).
E' stata una primavera bellissima. Alcune frasi mi rimarranno dentro, come "vivo una settimana di un solo giorno, nasco e rimuoio ogni sabato", oppure "il miglior ricordo della mia laurea magistrale", "non vedo l'ora sia sabato". Sorrisi, urla, grandi giocate e enormi errori. Sembriamo usciti da un film, un pò ogni maledetta domenica, un pò momenti di gloria. Ma forse anche l'uomo dei sogni. Forse anche qui c'era voce che diceva "se lo costruisci lo rivedrai". Che cosa? L'ho scoperto alla fine.

Tutto nasce un pomeriggio dell'autunno 2008 credo. C'era un tavolo nel laboratorio di elettronica di ragazzi svegli e così ci siamo messi a parlare. Ho detto che ero disponibile per fare da relatore ad una tesi. Qualche mese dopo mi sono venuti a trovare in quattro. Ma già due sarebbero stati un carico non indifferente, figuriamoci quattro. Alla fine solo uno, il più signore, rinunciò, per gli altri tre non ci fu nulla da fare e così mi trovai con ben tre laureandi. Fu un periodo intenso, ma bello. Non so se trasmisi qualche pillola di sapere ma spero almeno un pò di amore per il mio lavoro. 

Poichè si era instaurato un rapporto amichevole parlavamo anche del più e del meno e non potei fare a meno di stressarli con la mia passione, trentennale avevo 12 anni quando vidi il mio primo Superbowl, per il football americano. Tanto che dopo la discussione della tesi mi invitarono a pranzo e mi regalarono una maglietta e un pallone ovale. Era dicembre 2009, una giornata uggiosa, ma che rimane nei miei ricordi come solare e radiosa. Quel pallone ci ha accompagnato fino a sabato scorso, quando gli abbiamo dato la giusta pensione. E' malridotto e porta su di se' le cicatrici di tante gare, il sudore di tante corse, le impronte di tante persone.

Adesso giochiamo dissero. Il problema è che la teoria si può capire in televisione, ma la tecnica no. Nessuno sapeva lanciare. 

Per fortuna in quel periodo capitò ai laboratori un ragazzo americano, da UCLA. Nelle pause mi insegnò lui. Non è difficile se qualcuno ti dice come fare! Era quello che mancava, potevamo iniziare.

Cominciammo nel parcheggio dell'università, lanci e ricezioni. Eravamo in quattro mi pare. Venne a piovere ma continuammo. Da subito pensammo che bisognava andare su di un campo. Iniziammo con un prato. La superficie non era proprio piatta. Ricordo che Matteo, uno dei laureandi da cui nacque tutto, non finì di dire salve, che alla l era già con una caviglia slogata in una buca a smadonnare. E' vero che lui dice saaaaaaaaallllllllvvvveeee, e dunque prima di arrivare alla l ci vuole un pò.

All'inizio è stato un pò disastroso, non sapevamo giocare, ci mancavano i fondamentali. Lanciare non serve nulla se poi non c'è coordinamento con i ricevitori, se non si sa come bloccare sulle corse, il gioco è spezzettato e poco spettacolare. Ma devo dire che avevamo una grande voglia, nessuno da cui imparare e tanta pazienza. Alla fine non andavamo neanche male. Per me già giocare così era un sogno.

Ma il vero salto di qualità lo abbiamo fatto quest'anno. Siamo cresciuti nel numero e nell'organizzazione. Abbiamo preso una striscia bianco rossa, come quella dei lavori stradali, per disegnare il campo. abbiamo scelto un giorno fisso, un posto fisso. E ci siamo divertiti. Molto.

Certo c'è stato anche qualche infortunio, un paio gravi. Un dito in un occhio, uno stiramento, una lingua quasi mozzata e diversi giorni di ospedale, una mano fratturata. Che dire? sono stati incidenti, non credo che nessuno di questi sia correlato direttamente a questo sport. Capita a chi si muove. Sono fortunato a non essermi fatto nulla, essendo io il prototipo del pigro.

Portavo una lavagna per disegnare gli schemi ma qualcuno ha avuto una idea migliore. Il playbook. Scrivere vuol dire mantenere memoria. Così ne abbiamo fatti due, uno per squadra. Alla fine sono diventati corposi.

Le partite scorrevano, noi miglioravamo e intanto l'americano Gabe era tornato. Così sono riuscito a coinvolgerlo ed è venuto a giocare due partite, le migliori. Un altro pianeta. Abbiamo imparato moltissimo. Egli stesso è rimasto sorpreso dal nostro livello, essendo totalmente autodidatti.

Forse al termine ci siamo fatti prendere un pò troppo dall'agonismo, ma subito siamo tornati sulla terra. L'ultima partita eravamo dispari, abbiamo giocato cambiando squadre in continuazione. Abbiamo ripetuto sei volte la stessa azione per non finire la partita. Ecco lo spirito genuino della TFL. E' stato il nostro all star game. Abbiamo anche premiato il nostro giocatore migliore, scelto dopo un sondaggio tra noi. Non abbiamo tenuto punteggi, dunque magari non è neanche detto che sia colui che ha segnato più punti, ha solo giocato meglio e in modo più continuativo.

Credo che ci siamo divertiti perché ci sono persone che amano stare insieme e divertirsi, a cui piace applicarsi per fare funzionare anche un gioco difficile. Che hanno la pazienza di ascoltare e la personalità di proporre le loro idee. 

Mi piace pensare come ha detto qualcuno che abbia incontrato questi ragazzi a metà strada, loro sono cresciuti un pò e io sono un pò ringiovanito.

Ecco cosa sono riuscito a rivedere: il ragazzo che rimane in me.



2 commenti:

  1. Grazie professore di avermi dato la possibilità di giocare ad uno sport appassionante come questo che ho scoperto quasi per caso con un videogame. Io amo la pallacanestro e ci gioco da 14 anni (vale a dire da quando avevo 7 anni) ma ogni volta penso che se fossi nato in america avrei giocato a football. E spero che come lei ha fatto con me, un giorno possa essere io ad organizzare partite del genere sul prato dietro l'università con 10 ragazzi scalpitanti come lo sono o ora

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  2. E' il contrario. Sono io che devo dire grazie a tutti voi perché in circa trent'anni che seguo questo sport non ero mai riuscito a giocarlo. E senza un gruppo di entusiasti e giovani come voi, che non si arrendono alla difficoltà del gioco ma che invece ne trovano spunto per superarsi in una gara prima tattica e poi fisica, non ci sarei mai riuscito.

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