domenica 8 maggio 2022

Merci Gilles

 Sono passati 40 anni dall'incidente di Zolder. Ci sono giorni della vita in cui ricordi tutto, anche dopo tanti anni. Ricordi cosa facevi e dove stavi. Momenti cristallizzati da un evento. 

Ricordo quel sabato pomeriggio e la notizia della morte di Villeneuve, le immagini strazianti della sua Ferrari distrutta, del suo corpo schizzato via sulle reti di protezione. Incidente che allora con quelle macchine fu mortale, ma uno molto simile nel 2010 a Mark Webber nell'European Grand Prix fu praticamente senza conseguenze. 

Se seguo la Formula 1, se amo la Formula 1, se sono un grande tifoso della Ferrari lo devo a lui. Ero bambino e vedevo questo signore dall'aria schiva, timido, piccolo nel suo 1.68 di statura eppure così incredibilmente coraggioso, ardimentoso, senza paura. Penso che per un bambino piccolo le paure siano il nemico più grande da affrontare, e lui era il campione dei senza paura. 

L'alettone rotto in Canada nel 1981 che gli ostruiva la visuale sotto la pioggia e che non gli impedì di arrivare terzo, l'assurdo giro su tre ruote in Olanda nel 1979, e soprattutto l'incredibile duello con Arnoux a Digione nello stesso anno, sono stati tutti eventi che ci hanno portato ad amarlo. 

Tra parentesi oggi duelli del genere sono rari, visto che c'è una certa tendenza a buttarsi fuori, tipo Prost su Senna a Suzuka 1989, Senna su Prost, sempre Suzuka ma nel 1990, Schumacher quando tentò a Jerez nel 1997 di fare fuori Jaques Villeneuve, ma anche in tempi più recenti il duello tra Hamilton e Verstappen con alcuni contatti oltre il limite, forse uno dei più pericolosi a Monza nel 2021. 

Non era un calcolatore come un Lauda o un Prost, non avrebbe mai vinto mondiali come Senna o Schumacher, ma era vero, era adrenalina pura. 

Come Marylin non è mai invecchiato ed è entrato nella legenda. Sulla pista del Gran Premio del Canada c'è scritto "Salut Gilles", sarebbero stato meglio se ci fosse stato "Merci Gilles".

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