mercoledì 26 settembre 2012

La generazione del do senza des

E' un periodo fantastico. In questo momento sto vivendo di grandi soddisfazioni sul lavoro, una dietro l'altra. E la prossima settimana andrò a vedere un importante laboratorio vicino a New York. Sono molto felice.

Mi devo far bastare questo, perchè se aspetto una qualunque forma, non dico di riconoscimento, ma almeno non di mortificazione dalla mia Università, possono diventare anziano.

Sto facendo la ricostruzione della carriera. Singolare alla mia età. Però se ci sono voluti 11 anni dalla laurea per vincere un concorso, 3 anni di prova (in quale lavoro sulla faccia della terra sei in prova tre anni dopo 11 di precariato?) e un'altro anno per tutte le formalità burocratiche ecco che si arriva a 15 anni.

E qui le brutte notizie sono come le ciliegie. Non mi riconoscono 3 anni e mezzo come ricercatore di un ente di ricerca, solo perchè il contratto era a tempo determinato. Se fosse stato indeterminato non avrei fatto un altro concorso no? Ma la cosa incredibile è che negli anni 80 questo contratto sarebbe bastato per entrare all'università, senza concorso, ope legis si chiama. Dunque...

Pazienza ci ho fatto una croce sopra. Adesso con molta fatica ho ottenuto la documentazione dal Fermilab, un laboratorio americano dove sono stato nel 1997. Si può immaginare cosa sia stato, persone andate in pensione, transizione cartaceo-digitale. Oggi mi è stato chiesto se veramente, ma veramente avevo voglia di usare questo periodo. Perchè?

Perchè l'Università non accetta questo certificato, ma deve scrivere al ministero della Istruzione, che scriverà a quello degli esteri, che contatterà il consolato e quindi il Fermilab. Dopo la risposta, il consolato ripasserà per il ministero e poi prima di tornare all'Università servirà anche un parere del CUN (Consiglio Universitario Nazionale). Quanto ci vuole? DUE ANNI!! Ora secondo me, tutta questa manfrina è fatta per scoraggiarti. Lascia perdere.

Credo che dovrebbe esistere un rapporto più leale tra l'istituzione e le persone che la animano, considerato che queste persone tengono anche dei corsi che non sono retribuiti, lavorano senza orari e lo fanno non per lo stipendio (che non sarebbe mai sufficiente) ma perchè credono in qualche cosa, in quello che fanno, nel valore della cultura, della ricerca e della formazione universitaria.

Invece l'istituzione non crede in noi, per come ci mortifica di continuo, relegandoci prima in un precariato che ci rende un sottoproletariato culturale e poi tenendoci con bassi salari e non riconoscendo il nostro contributo alla didattica ne' in termini di carriera, ne' economici. Infine cercando in ogni modo di negare anche quel poco che ci spetterebbe di diritto.

Noi siamo la generazione del do, il des se lo sono scordato!

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