giovedì 6 settembre 2012

Le vere distanze

Sono tornato dal Giappone e mi sono reso conto (Lapalisse un dilettante) che le vere distanze non sono quelle chilometriche, ma culturali. Si può raggiungere il paese del sol Levante in 12 ore ma in 11 giorni non lo si riesce a capire (e ne' a farsi capire ahimè).

Sono rimasto sorpreso e stupito da molte cose. Anzitutto la mancanza di interramento dei cavi elettrici, gigantesche matasse di filo sospese per aria, con i trasformatori della corrente sui pali della luce, qualcosa che da noi già spariva 40 anni fa. Dal paese della tecnologia mi sarei aspettato qualcosa di diverso.

Sapevo che sarebbe stato difficile muoversi e sebbene alla fine non abbia avuto problemi particolari trovo un pò fastidioso che tutte le informazioni che potrebbero servire al turista sono scritte in Giapponese, mentre tutti i segnali di divieto (non entrare qua, non passare là...) sono anche in Inglese.

E poi c'è una grossa crisi economica, c'è stato il disastro del terremoto e dello tsunami, quello nucleare, hanno avuto un crollo del turismo estero, tanto che quando ti vedono qualcuno che parla inglese ti ringrazia di essere venuto, e che fanno? I templi che sono la principale attrazione chiudono alle 17!! E i ristoranti? Alle 21!

E poi anche qua, tolti quelli turistici dove si può trovare il menù in vetrina sotto formaldeide, quelli veramente giapponesi hanno tutto scritto nella loro lingua, nemmeno una figurina!

C'è poi qualcosa che mi è mancato da morire, la possibilità di consumare frutta. Ha dei costi astronomici.
Mi chiedo poi cosa abbia determinato l'affermarsi delle bacchette sulle forchette, per carità dopo un pò ci si abitua, ma perchè?

Insomma, per me che mi sono sempre sentito cittadino del mondo e dovunque sia andato ho trovato qualcosa che mi intrigasse devo dire che questa volta ho avvertito invece la diversità, la lontananza tra i due mondi. E credo che ciò sia assolutamente scontato perchè non si può colmare una tale differenza in così pochi giorni.


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