mercoledì 18 aprile 2012

Nel fango del Dio Pallone

E' morto un paio di giorni fa l'autore di questo libro. A molti il nome non dirà nulla, anche io l'ho conosciuto quando ho visto il film "centravanti nato", basato appunto sul libro e sulla storia di questo giocatore.
Diciamocelo francamente. Nella vita di Petrini non c'è nulla da salvare. E' stato un giocatore di Serie A (Genoa, Milan, Torino, Roma tra le altre...), un pò "addizionato" come si direbbe oggi, ovvero ha fatto uso pesantemente di doping. Ha falsato il risultato di molte partite vendendosele e scommettendoci sopra, fino allo scandalo del calcio scommesse nel 1980. Si è poi legato con personaggi di ambienti poco raccomandabili. Avendo poi maturato debiti verso di loro e temendo per la sua vita si è dileguato. Non tornando neppure per salutare suo figlio, morto ventenne per un male incurabile senza avere rivisto il padre. Padre che ha sua volta ha passato da cieco e con molte neoplasie in corso gli ultimi anni della sua tormentata esistenza. Ed allora perché mi interessa Petrini se era un tipo così atroce? Un egoista, un mani bucate, belle donne e macchine sportive?
Perché quello che racconta nel tramonto della sua vita è così dirompente, così atroce, così misero, che non si può tacere.

Racconta di quello che le squadre davano ai propri atleti prima delle partite negli anni 60, racconta dello studio del ministero della salute sui calciatori di serie A tra il 1960 e il 1980, che hanno contratto tumori con una frequenza superiore del 30% a quella delle persone normali.

Parla delle partite concordate, delle scommesse clandestine. Di Bologna Juventus del 1980 dove tutti erano d'accordo, del ruolo di Dossena, di Colomba, di Bettega, di Brio, di Trapattoni. Dei 70 milioni che lui offrì, mandato da Boniperti, al testimone chiave dell'accusa contro la Juve, Cruciani, per non andare a testimoniare. Racconta di come fregavano gli esami antidoping.

Fu il primo a parlare anni fa della morte di Bergamini, calciatore dato per suicidato, e che solo una inchiesta recente ha finalmente accertato che è stato ucciso.

Ecco tutto il fango del calcio lui lo ha visto, lo ha vissuto. E in quel fango ha prosperato finchè non vi è affogato. E' stato uno di quelli che ha ingannato, preso in giro le persone che lo pagavano per giocare, i suoi tifosi. Ha mentito ai sogni dei bambini che pensavano di vedere delle partite e invece erano delle combine. Un po' quello che capita oggi.

Ed è un peccato. Perché è bello condividere uno sport di squadra, è bello andare a vedere una partita ed esultare quando segna la tua squadra. E' bello fare festa anche con chi non conosci, giusto per un momento, per una gioia effimera. Quando questa gente si vendeva, e si vende ancora, le partite, svende anche la passione dei suoi sostenitori e le aspettative dei bambini.

Nell'ultima scena del film febbre a 90' (tratto dall'omonimo libro di Hornby, un pò liberamente devo dire...) il protagonista mette un confine, un giorno in cui la sua storia si divide da quella della sua squadra. Per me è stato molto tempo fa. Saranno dieci anni che non vado allo stadio, ne' conto di farlo. Vedrò al massimo 1 o 2 partite l'anno della mia squadra.

In "Tormento ed estasi" Michelangelo va a bere in una osteria. Ma sputa subito il vino perché fa schifo. L'oste, dapprima indispettito, assaggia e sputa pure lui. Dunque prende la botte la rompe. "Se il vino non è sincero, si butta!!" Ecco questo calcio si può anche buttare.

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