martedì 23 agosto 2011

il paese del presente

Siamo una nazione strana. Da noi conta solo il presente. Le leggi non vengono fatte pensando al futuro, la politica non ha una visione di insieme, una idea di società, un orizzonte a cui tendere. E' solo contabilità giornaliera. Leggo in questi giorni che i baby pensionati ci costano ben 9 miliardi di euro l'anno. E' un abominio. Sopratutto se poi si va a vedere che molti hanno sotto i 50, alcuni sotto i 40 e udite udite, c'è chi è andato in pensione a 29 anni con l'assegno pieno.

Ma allora il legislatore perché ha acconsentito questa cosa? Non era chiaro quale sarebbe stato il peso per le future generazioni? Un paese che vive di presente non ha cura di quello che succede domani. I voti si prendono oggi.

Ma neanche del passato abbiamo memoria. Diceva con amarezza Montanelli che in Italia una volta che uno è morto è morto per sempre. Il che è verissimo, dato che non additiamo mai gli esempi degli uomini che hanno dato lustro a questo paese. Ma anche nella vita di tutti i giorni questo è il paese dell'adesso. Si può dire tutto e il contrario di tutto, tanto nessuno si ricorda. Travaglio ci ha costruito sopra una carriera mettendosi da parte le dichiarazioni dei nostri governanti. Chi ricorda Fini che disse a Berlusconi "siamo alle comiche finali" alla nascita del PDL, tre mesi prima di andare alle elezioni insieme e vincerle? Chi rammenta i discorsi del Berlusca sul leghista Bossi, e il Berluskaiser con cui il padre del trota lo appellava nella seconda metà degli anni 90?

Verba volant.

«  Il passato non è più, il futuro non è ancora: il presente come separazione tra due cose che non esistono, come fa ad esistere? » 


Ce lo chiediamo mai come fa ad esistere un paese che vive solo di presente?

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