domenica 8 maggio 2011

le regole per gli altri...

Rimango basito dall'applauso che l'assise di confindustria ha riservato all'amministratore delegato della Thyssen, recentemente condannato per il rogo degli operai della sua azienda. Siamo tutti a lagnarci della mancanza di sicurezza sul lavoro, salvo poi assolvere moralmente chi ne è responsabile. Eh sì, perché quell'applauso dice che lui no, altri sono i colpevoli, gli operai magari che sono morti hanno sbagliato, ma lui no, è innocente. Tanti i morti hanno sempre torto.

E' l'ennesimo episodio del disprezzo delle regole proprio degli italiani. Siamo così insofferenti ai lacci delle leggi che ci sentiamo vicini a chi viene condannato per averle infrante. Le regole infatti non vanno seguite, ma interpretate. Il passaggio a livello rosso non vuol dire che non si possa passare, basta fare attenzione al treno, salvo poi esserne travolti. La precedenza stradale non è una questione di sicurezza ma di cortesia, di bon ton. Quando siamo sulle strisce pedonali e qualcuno si ferma ringraziamo, perché anche se l'automobilista è costretto a fermarsi dal codice della strada, si sa, quelle sono solo parole.

Per costruire esistono regole rigide, ma come fa un povero palazzinaro a guadagnare i suoi miseri milioni in questo modo? Aggiungiamo un pò di sabbia nel cemento, tanto...

E questi rifiuti tossici? Li vogliamo smaltire come si dovrebbe? Ma sono costi, la parola magica stella cometa dei nostri tempi. E allora via sotto il terreno, magari di un campo agricolo.

E se pizzicano qualcuno siamo sempre pronti a trovare una giustificazione, in fin dei conti è un povero Cristo, un capro espiatorio e così via. Ma prima o poi saremo anche parte lesa. Eh sì perchè è facile sentirsi assolutori quando i danneggiati dall'infrazione delle regole non siamo noi. Ed invece è proprio questo che non capiamo. Un torto che viene fatto ad una persona è un torto fatto a tutti noi, perché lede l'idea di società, di comunità, il senso di giustizia e la fiducia in essa.

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