domenica 1 maggio 2011

Siamo tutti un pò Carlo

Impossibile in questi giorni non avere visto le foto del matrimonio reale. Il mio pensiero è andato al principe Carlo. Non che lo abbia molto in simpatia, ma neanche in antipatia devo dire. Mi lascerebbe indifferente se non fosse che temo che molti di noi condividono una sorte simile a Carlo.

Carlo è la generazione di mezzo, quella che rimane compressa perché chi è venuto prima di lui non lascia mai il posto e chi verrà dopo già scalpita.

Mi pare un dejavu'. I professori universitari restano in cattedra ben oltre l'età della pensione. E' di questi giorni la polemica alla Sapienza sui prof senior. Io ritengo che ci siano persone straordinarie la cui esperienza deve essere utilizzata e non può andare sprecata. Però dovrebbero metterla a disposizione dei giovani ricercatori, dei giovani (esistono?) associati, degli altri ordinari. Ricavarsi un ruolo di consigliere, di grande saggio, ma discretamente. Non sono eterni, sebbene spesso si credano tali.

Non è possibile che decidano ancora delle sorti dell'Università o che siano in cattedra ad insegnare. La docenza è una attività faticosa, che richiede un grande impegno e entusiasmo. Quanti di loro lo hanno ancora?

Non sarebbe meglio fare spazio anche ai più giovani? Sono le responsabilità, le opportunità che determinano la crescita di una persona. Non si può stare a bagnomaria tutta la vita.

E dietro già arrivano i nuovi. Mi ha detto un ragazzo che stimo che siamo condannati. Io e tanti altri della mia generazione. Loro non possono, non vogliono e non devono aspettare che si vuoti il buffer di noi "vecchietti" per arrivare ai piani alti. Ed è giusto, sacrosanto e sono d'accordo.

Ecco perchè quando vedo Carlo e penso che forse non sarà mai Re, ritengo che una sorte analoga toccherà a molti di noi.


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