domenica 22 maggio 2011

fatti non fummo per viver come bestie

Mi ha colpito un articolo sul sito della CNN sull'abbandono scolastico delle facoltà scientifiche in america. In sostanza poiché queste discipline sono tra le più difficili molti studenti non arrivano in fondo. Tutto sommato è un dato aspettato. Il problema è che sempre meno ragazzi dall'inizio si vogliono confrontare con queste materie. E le ragioni sono facili a comprendersi. Vi è un evidente disparità tra le difficoltà che si incontrano e i risultati, sopratutto economici, che si riescono ad ottenere.

Oggi vi è un pò una idea del tutto e subito. Tutti vogliono un buon lavoro, ben retribuito, poco faticoso. E per il quale non serva una preparazione che richieda di sudare sangue. Sotto questo profilo le facoltà scientifiche sono veramente le meno accattivanti. Lo studio è duro, gli argomenti difficili, le prospettive scarse, il lavoro impegnativo e le probabilità di arricchirsi praticamente nulle.

Trovo che vi siano due tipi di problemi. Da un lato vi è un minore fremito ideologico nella conoscenza. Un mondo che giudica le persone per ciò che hanno e non per quello che sono o conoscono non favorisce la scelta della scienza. Forse è l'alluvione di informazioni che abbiamo, forse è la mancanza di fantasia che nasce per esempio da un abbandono della lettura, forse è la poca curiosità. Siamo onesti: se mostro un piccolo esperimento scientifico ad un ragazzino egli troverà la cosa molto meno affascinante di un videogioco.

Quanti ragazzi volgono lo sguardo al cielo? Quanti hanno una idea della grandezza del cosmo e della bellezza dell'universo? Figuriamoci. Pare che l'unica cosa che interessi oggi è sballarsi. Dunque il terreno su cui andiamo a seminare le idee della scienza è secco, arido, polveroso.

Ma purtroppo dopo succede anche di peggio. Non lo concimiamo. Non diamo ai più bravi nemmeno quelle opportunità che meritano. Eppure di molte cose possiamo fare a meno nel nostro mondo. Possiamo rinunciare a un pò di promotori finanziari, a quelli che speculano sulla borsa, ai tanti che hanno una rendita di posizione e che non producono nulla.

Ma non possiamo rinunciare agli scienziati. Per due ragioni fondamentali. Anzitutto perchè abbiamo bisogno di scienza, per migliorare il mondo, la nostra salute, la produzione agricola, l'impatto ambientale della civiltà, la richiesta di energia. Per mitigare le disparità sociali, per meglio distribuire, utilizzare o trovare le risorse fondamentali come l'acqua.

E poi perché l'arretramento della cultura scientifica apre le porte ad un regresso a 360 gradi. Il medioevo non nasce dall'oggi al domani. Gli antichi Greci avevano perfino misurato la circonferenza terrestre. Nessuno ha spento la luce, ma c'è stato un lento, inarrestabile processo di involuzione, dovuto sopratutto alla mancanza del riconoscimento del ruolo della scienza come motore dello sviluppo.

La scienza non è un costo, è una risorsa. E' la dinamo della civiltà, è l'acqua del nostro benessere. Mettere al mondo una persona è un costo? Qualcuno pensa che il mondo non si dovrebbe più riprodurre perchè è costoso? No certo, e non solo per ragioni "umane". Infatti servono i giovani che lavorano per pagare le pensioni. Sono necessari perché la loro freschezza porta innovazione, idee, progresso. E dunque un nuovo nato non è un costo, è un investimento per la società. Ed allora perché non capiamo che la scienza non è un costo da tagliare, ma un proficuo modo di investire risorse? Perché siamo così miopi da non capire che la produzione di sapere è alla base di quella di qualunque bene materiale? Perché non vediamo che la conoscenza, l'arte, la cultura, sono una ricchezza per la persona come niente altro?

Perché?

Fatti non fummo per viver come bestie...

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