domenica 8 luglio 2012

La solita minestra

Non c'è proprio nulla da fare. Tecnici o politici alla fine si assomigliano. Si taglia, magari giustamente in molti casi la spesa pubblica, e dove si va a grattare il barile già vuoto? Nell' Università e nella ricerca.

Non chiedo ai nostri governanti se sono entrati di recente in qualche ateneo, per il fatto che molti vi insegnano. A chi non fosse uso posso dire che l'edilizia lascia molto a desiderare. Tra una Università italiana ed una estera la differenza si vede appena entri: mura scrostate, pioggia nelle aule, latrine scambiate per gabinetti. Le grandi aziende sanno che lavorare in un ambiente pulito (ecco non parliamo della pulizia!) e confortevole è un incentivo alla produttività. Da noi questo dettaglio è ignorato, come gli spazi per gli studenti per studiare, le risorse informatiche, quelle bibliografiche.

Insomma tutti vogliono la ripresa, vogliono che l'Italia si rialzi. Ma prendiamo una classifica. Quella della spesa in ricerca: 29 esimi al mondo. Io non dico che spendiamo bene, certamente potremmo fare meglio. Ma su una cosa non c'è dubbio alcuno: spendiamo poco!!

Dunque se arrivasse un ministro che dicesse: riorganizziamo tutto ma spendiamo di più alla fine, io sarei contento. Invece giù mazzate e tagli.

Il punto è che ci si cela dietro i problemi dell'Università. Siccome questa non funziona è giusto toglierli risorse. E' come se la tua automobile avesse un problema. Non la porti dal meccanico, gli togli la benzina per vedere se va meglio. Mutatis mutandis la stessa cosa che si faceva nel medioevo con i salassi di sangue.

Volete ridimensionare il ruolo dei baroni? Ma andiamo ci vuole niente. Prendete ogni docente universitario italiano e speditelo di fronte ad una commissione internazionale, formata dagli editori delle riviste scientifiche del suo settore. E chiedete un giudizio semplice. Merita la sua posizione, merita di più, merita di meno. Costoso? Sicuramente meno che mantenere un carrozzone come quello di adesso, dove i giovani bravi scappano via poichè le prospettive di carriera sono nulle.

Insomma quando capiremo che la classifica dei paesi più ricchi e di quelli che spendono di più in ricerca e innovazione coincidono?

Quando lo capiremo, sarà troppo tardi. Ma io non sono così pessimista. Credo che non lo capiremo mai, vivendo infelici e scontenti.

lunedì 2 luglio 2012

il bosone di Higgs e il futuro già passato.



Oramai lo sanno tutti, mercoledì al Cern verrà annunciata la scoperta del bosone di Higgs, quella particella che è stata pomposamente chiamata "la particella di Dio". In effetti è un tassello mancante che permette di confermare la nostra visione del mondo microscopica, chiamata modello "standard". Non esistesse Higgs, beh il modello sarebbe sostanzialmente da rivedere.


Esiste un parametro statistico che definisce la differenza tra evidenza (forse c'è, ma chissà...) e scoperta. A 3 sigma c'è l'evidenza, a 5 la scoperta. Entrambi gli esperimenti che stanno cercando questa elusiva particella sono arrivati a questo valore pare.

E' un grande successo? Una scoperta che cambia le nostre vite? Forse, anzi forse no.

Una volte ebbi modo di discutere sul fatto se la scoperta di Higgs fosse un bene o un male per la fisica. Qualcuno sosteneva che era un male. Di fatto chiude un'epoca, conferma in modo solido e forse (il forse è d'obbligo nella scienza) definitivo un modello. 

Certo, qualcosa che non capiamo c'è ancora, i floridi teorici inseguono particelle supersimmetriche, ci sono i costruttori di stringhe che si muovono su mondi multidimensionali, ma quasi tutti vogliono per i loro esperimenti energie ad oggi inarrivabili in un laboratorio. Insomma davanti a noi non c'è più il grande prato verde dei primi del 900 quando la fisica atomica e delle particelle era ancora ignota. No, c'è qualche filo d'erba.

Io invece sostenevo, e continuo a farlo, che non puoi spendere 8 miliardi di euro per costruire il più grande acceleratore al mondo, farlo sopratutto per Higgs, e poi dire: Signori, sapete la novità? Non c'è! Significa che il nostro modello è sbagliato. Ma questa non è una cattiva notizia, perchè così possiamo ricominciare da capo! Nemmeno il più idiota dei politici ti finanzierebbe un esperimento.

Invece bisogna avere la lungimiranza di capire che in alcuni campi sappiamo molto, mentre in altri la nostra conoscenza è ben lungi dall'essere completa. La fisica italiana è sempre stata sopratutto fisica delle particelle. Esprimiamo i portavoce di tutti gli esperimenti del CERN, più il direttore scientifico. Quale altro paese lo può vantare? Ma purtroppo bisogna rendersi conto che il mondo cambia e preparare oggi così tanti fisici delle particelle non è un buon affare ne' per noi per loro. 

Lo spazio delle loro ricerche si restringe sempre più, mentre altri settori, sopratutto quelli legati all'uso della radiazione elettromagnetica per studi di chimica, fisica, biologia e medicina, si stanno affermando. Altrove.

Questa scoperta, se da un lato premia gli sforzi di tanto brillante genio italico, rischia dall'altro di polarizzare le scelte dei giovani verso un campo nel quale il futuro è già passato. 



giovedì 14 giugno 2012

La valutazione dell'ignoranza.

Non c'è parola più magica in questa nazione della meritocrazia. Eh sì perché siamo tutti convinti (a ragione direi) che ciò che rende grandi gli altri paesi, ovvero selezionare le persone meritevoli e dargli le migliori risorse per produrre qualcosa di buono per tutti, dai noi non funziona.

Ma ecco che i nostri legislatori da tempo stanno lavorando (!) per migliorare quella locomotiva ansimante, quel carroccio asmatico che è l'università. Ed ecco che parte la VALUTAZIONE.

Come funziona questo parto dei nipoti di Machiavelli? Ognuno deve selezionare dei prodotti di ricerca, tre massimo si intende. D'altronde in 7 anni che vuoi produrre? Una trentina di articoli come capita a me per esempio? No, tre lavori. Stop.

I tuoi migliori lavori? Nemmeno! Infatti i lavori sono sempre in collaborazione. e non si possono presentare due volte gli stessi. Dunque l'Università si organizza per massimizzare il suo punteggio e non quello dei singoli. Ecco dunque che A e B hanno tre lavori in comune. Sono dei bei lavori. B non ha altri lavori, A ne ha altri 30, ma quei tre sono i più buoni. A chi vengono attribuiti, ad A o a B?

Ovviamente a B, perché altrimenti lui che presenterebbe? Nulla. Perciò A non può presentare i suoi migliori prodotti per massimizzare il punteggio della Università. Niente di male se tutto resta anonimo, ma ecco che il fesso di turno (Pietro Ichino) chiede che siano resi pubblici. Ottimo, così B sarà molte posizioni sopra A. Meritatamente, perché ha capito che in questo paese non è importante fare qualcosa, ma stare al traino di qualcuno che lavora.

Ma non scaldiamoci troppo il bello deve ancora venire!

Ecco il Regolamento con i criteri e i parametri per avere l'abilitazione a professori ordinari e associati. Un capolavoro sublime di stupidaggini.

Se un giorno qualcuno volesse diventare associato o ordinario dovrebbe superare questo scoglio. Mi cade subito l'occhio sui parametri bibliometrici, ovvero quanto hai pubblicato.

Sacrosanto. Se non pubblichi nulla non stai facendo ricerca, stai giocando. Solo che...

Sono tre i parametri e bisogna superarne due. Bisogna avere più pubblicazioni e citazioni della mediana dei professori già di ruolo. A parte l'assurdità matematica della cosa, entrando solo quelli che sono sopra questo valore esso si sposta sempre più in alto e ben presto nessuno potrà mai più entrare, c'è un problema di fondo.

Non si discrimina ne' sulla qualità delle pubblicazioni ne' sul numero degli autori. Secondo voi contano di più 10 articoli sul corriere della sera o 100 sul gazzettino dei castelli romani? Per questo regolamento meglio i 100 sul gazzettino. Eh già...

Ma poi nessuno scrive articoli da solo, si fanno in collaborazione. Per questo nel mondo il valore di ogni articolo viene diviso per il numero degli autori, o per la sua radice quadrata. Così se A pubblica due articoli con 4 nomi produce lo stesso di B che fa 5 articoli ma con 25 nomi. Un principio di equità.

Così invece no! Le grandi collaborazioni nella fisica delle particelle firmano a 500 nomi, ergo producono centinaia di articoli l'anno. Molti non sanno neppure di averli, alcuni non li leggono neanche! Ho sentito di casi di 400 articoli l'anno per una persona, più di uno al giorno. E' ovvio che se dividiamo per gli autori questi contano, come devono, pochissimo. Altrimenti no. Per cui solo chi appartiene a questi grandi gruppi può fare carriera, pure se in realtà è stato solo un portatore di acqua.

Non ci hanno pensato, mi ha detto qualcuno.

NON CI HANNO PENSATO???? E' una legge dello stato!! Già fare ricerca in questo paese è masochistico, si è considerati meno di nulla, si conta niente, e neppure si ha la soddisfazione, almeno morale, che il proprio lavoro sia riconosciuto. Macché, si rischia di far passare per fannulloni chi lavora e viceversa, premiando chi non lo merita e mortificando invece chi lo meriterebbe.

Solo che il paese non lo salvano certo i fannulloni.

Ma si vede che non ci hanno pensato...

domenica 3 giugno 2012

Cape Canaveral

Ci sono pochi posti così mitici per chi ama la scienza come Cape Canaveral, sede del Kennedy Space Center. Da qui è passata la storia dell'astronautica. Sin da bambino sognavo di vedere dal vivo quello che era la nostra porta verso lo spazio. Sì lo so, faccio torto a Baikonur, il cosmodromo russo, e a tutti quelli che invece di spendere 4 milioni di dollari per la penna che scrive nello spazio hanno sempre saputo che era meglio la matita.

Però qui c'è un fascino particolare, qui l'uomo è partito per la luna, da qui si sono levate per non tornare ben due missioni Shuttle. Tutto odora di futuro. O almeno era così fino a qualche tempo fa. 

E' emozionante visitare l'edificio dove è stato assemblato il Saturno V, vedere uno di questi razzi mai usato, passare di fronte alla capsula della Mercury usata nei primi viaggi spaziali.

C'è poi un cinema IMAX per la proiezione 3D dei primi film spaziali presi sulla stazione internazionale. La sensazione? Incredibile!

E' tutto molto bello, compresa la simulazione della sala controllo per la partenza dell'Apollo 8, la missione della resurrezione, dopo l'incidente mortale dell'Apollo 1. E poi c'è la possibilità di porre domande a degli ingegneri della Nasa: perchè il serbatoio dello Space Shuttle è diventato arancione ad un certo punto?

Perché non serviva dipingerlo di bianco e si risparmiava peso. Solo qui si può scoprire la storia di John Young, che è ancora vivo peraltro, l'unico ad avere volato per ben due volte sia con la Gemini, che con gli Apollo, che con gli Shuttle. 

E' stato anche sulla luna (Apollo 16), ed il primo comandante dello Shuttle. Oltre al primo ammutinato spaziale, per avere di nascosto portato un tramezzino a bordo...


Eppure, manca qualcosa. Qualcosa che mi aspettavo di trovare e che non c'è. Non vi è la quotidianità dello spazio, l'attenzione per la prossima missione, semplicemente perché non c'è una prossima missione. Qualche satellite, magari militare, con un razzetto a perdere è tutto il programma da qui fino al 2020. 

Solo allora si spera, con l'aiuto dei privati, di provare a tornare sulla luna. Ecco, quello che doveva essere il posto del futuro-presente, risulta oggi un po' del passato. Si guarda indietro, glorifica le sue gesta e quelle degli eroi che hanno volato nello spazio. Ma non guarda tanto avanti. 

Una volta un giornalista chiese a Yuri Gagarin: "a che serve?"- E lui rispose che se l'uomo si fosse posto sempre questa domanda non sarebbe mai uscito dalle caverne. 

Temo che in qualche modo oggi ci stiamo tornando.

martedì 29 maggio 2012

Georgia on my mind

Dove è la Georgia? Proprio sopra la Florida. Tutti conoscono magari Atlanta, sede delle olimpiadi del 1996, famosa roccaforte sudista nella guerra di secessione. Ma un pò più giù, c'è invece una cittadina di 130.000 anime, chiamata Savannah.

E' una delle città più belle viste negli Stati Uniti. Si arrese all'esercito nordista e per questo non fu bruciata come tutte le altre. Conserva ancora dunque quell'architettura tipica, propria dei film alla Via con il Vento.
Vicino Savannah, nel mezzo del verde di questa terra bellissima abita Bob, il nostro ospite. Un pastore anglicano che guida attualmente una chiesa luterana. Bob è una persona meravigliosa, acuto, intelligente, vivace, spassosissimo. Ha una stupenda famiglia con tre figli, otto cani, tre cavalli, due lama, qualche pappagallo, un tacchino e un maiale timido. E' professore all'università e manda inoltra avanti la sua comunità religiosa.

Siamo stati suoi ospiti per tre giorni, avendo così una vera esperienza americana. Eh sì perchè gli USA non sono solo o non sono affatto quelli di Time Square, delle grandi città. L'america è ancora un paese molto rurale e gran parte della popolazione non vive in una grande metropoli. Magari vicino, ma non dentro. E chi meglio di Bob ci può portare a conoscere queste persone?

Cominciamo dalla fauna animale. 8 cani! Tutti tranne uno salvati dal boia, adottati da un canile. Lo ammetto, non sono mai stato un grande amante dei cani, forse perché quelli di città sono più incattiviti di quelli di campagna. Da ragazzino giocavo con un collie stupendo. Qui ho ritrovato quelle bestiole, una in particolare. Un cane bellissimo, ma sordo, di una incredibile dolcezza e affettuosità. Mi mancherà tantissimo.

Siamo andati alla partita di pallone del figlio tredicenne. Il gioco si sta affermando, ma il soccer americano sta al football come il rugby al calcio. Fair play, cortesia, e tanta voglia di migliorare.

Abbiamo incontrato e parlato con i suoi amici, siamo stati invitati ad un autentico barbeque americano. La gente del sud è veramente molto ospitale, parla uno slang terribile, ma è molto gentile. Le case sono tutte meravigliose,  e costano veramente poco confrontate agli standard italiani.

Ma il momento più significativo è stata la messa. Abbiamo insistito per andare. Un paese che ha il 95% di credenti e l'80% di praticanti è un paese che non si può capire senza andare la domenica a messa. Di Chiese ce ne sono moltissime, di diverse forme, fatture, e confessioni. Sono praticamente tutti cristiani, ma ci sono i Cattolici, i Battisti, gli Anglicani, i Luterani etc etc. Sottili differenze. Colpisce subito l'idea di comunità in cui tutti si conoscono, e alla quale il pastore si rivolge commentando la settimana. Volevamo essere invisibili ma lì non è proprio possibile, dal pulpito ci ha additato subito come amici venuti dall'Italia.

L'Italia. Qua è una parola magica. Gratta gratta trovi sempre quello con la radice italiana. Ma sopratutto per loro l'Italia è il paese dell'arte, del cibo, di Roma, di Venezia. Bisogno andare in America per sentire parlare bene del nostro paese.
Tutti quanti ci sono venuti a salutare. La messa è dinamica, la predica si chiama sermone ed è molto più interessante delle nostre. C'è una ragione: anche tra chiese c'è concorrenza. Se non si è bravi, se non si è attenti alla propria comunità, se non si ha una certa forza oratoria si svuota. Inoltre loro finanziano la propria chiesa. E alla fine del rito del giorno si trova il rendiconto aggiornato delle ultime iniziative, entrate e uscite.

Sarà l'atmosfera bucolica, sarà che qua con questi spazi aperti si è più rilassati, ma tutto sembra più vivo, più spirituale, più partecipato, più genuino. In qualche modo in questa chiesetta protestante di un piccolissimo paesino della campagna georgiana, ci si sente molto più vicini a Dio che in ogni altro posto ove sia stato.

Si arriva al sud prevenuti, stati conservatori, schiavisti, antiabortisti, favorevoli alle armi, alla pena di morte, razzisti. Tutto vero magari. Ma come al solito come non tutti gli italiani sono stati Berlusconiani, così non tutti i sudisti sono tali. Anzi qui ho conosciuto alcune persone interessanti, simpatiche, aperte e generose.

Partiamo tristi, una parte di noi è rimasta qua, nei canti della chiesa, nel barbeque, nel latrare dei cani, negli spazi verdi e aperti, e nelle magnifiche case coloniche.

Georgia on my mind...

domenica 27 maggio 2012

New Orleans

E' il destino di questa città, essere legata sempre ad una idea della morte. Alcuni anni fa l'uragano si è portato via più vite delle torri gemelle. Adesso, mentre ero là, un bullo con la pistola ha fermato l'esistenza di Marcello. Queste sono cose che capitano qua a New Orleans non a Monte Porzio Catone. Purtroppo questa città e il ricordo di lui rimarranno sempre legate.

Per un europeo New Orleans è la città del Jazz, quella dove i santi marceranno, dei battelli sul Mississipi, delle piantagioni di cotone e delle paludi. Per un tifoso di football è la casa dei Saints simbolo della rinascita della Louisiana. 

E' davvero tutte queste cose, ma anche tante altre.
E' una città dove vi è più crimine che a Baghdad, dove la ricostruzione non è mai finita, dove la crisi si fa sentire. Fuori dal quartiere francese non vi è praticamente nulla.

Certo andare lì ad ascoltare dal vivo una big band Jazz in un locale famoso non ha prezzo. E' una emozione. Questa banda sembrava uscita da un film, c'erano personaggi che potevano stare in Cotton Club o in Cadillac Records. Ed erano tutti bravissimi. Hanno creato una atmosfera fuori dal tempo. Ci hanno portato in una altra epoca. 

L'altra cosa veramente meravigliosa qua è stato il giro delle paludi. E' difficile descrivere le sensazioni, bisogna andarci. Molto di ciò che si pensa di una palude non è vero. Ci sono più zanzare a Roma! 
C'è gente che ci vive, in baracche cadenti o in battelli che ricordano la Regina d'Africa di Bogart. Luoghi dove l'unico accesso è via acqua. Lo spettacolo è sontuoso, il panorama mozzafiato. Si passa dai canali larghi e dritti a quelli stretti e tortuosi. La compagnia non manca, sopratutto uccelli. Ma ci sono ovviamente anche loro, gli alligatori. Non è difficile vederne uno, anche se si mimetizzano benissimo.
Ma più in generale la palude è l'ultimo avamposto del selvaggio. L'ultimo luogo dove l'uomo non ha costruito, non ha bonificato, non ha portato la sua "civiltà". La palude è quieta, tranquilla, una pace apparente ovviamente che nasconde un brulicare di vita, di attività, di prede e predatori. Ma non lo da' a vedere, ha una faccia benigna. 

Il battello sul Mississipi è un pò troppo turistico per apparire credibile, ma il Jazz e le paludi sono prodotti genuini. E unici!

giovedì 24 maggio 2012

Marcello

Ci sono giorni che non devono nascere. Apro la posta e noto un messaggio con un nome come soggetto. Si sa, quando girano queste cose è successo qualcosa.

E' morto Marcello! E' una mazzata. La parola non può esprimere il dolore e lo sconcerto, solo la poesia credo. Non essendo all'altezza voglio ricordare chi era il Marcello che io conoscevo.

Era un persona meravigliosa. La sua caratteristica fondamentale era il sorriso, una persona allegra, piena di vita. Con lui parlavamo spesso. La collaborazione tra enti di ricerca si sa, non sempre va molto bene. Lui era dell'ENEA. Io, sebbene di patrigno INFN, appartengo all'Università e dunque mi sono sempre trovato in una situazione intermedia. Delle volte nascevano contrasti nell'esperimento e io e Marcello cercavamo sempre di fare i pompieri. Ecco lui era quello che tentava sempre di risolvere le cose con un sorriso e una risata.

Era una persona profondamente calata nel mondo, uno informato, un cittadino responsabile. Come collega era piacevolissimo, oltre ad essere molto competente.

Non posso credere che un idiota con una pistola lo abbia portato via per sempre alla sua bellissima famiglia, all'affetto di chi gli voleva bene, ai suoi parenti e ai suoi colleghi. Non posso pensare che tutto quello che di bello è stato si sia dissolto in uno sparo. Quell'attimo ha rovinato per sempre non solo la sua vita e quella della sua famiglia, ma anche di tutti quelli che lo conoscevano e gli volevano bene.

E' un commerciante e aveva una pistola perché girava spesso con molti contanti. Ma scherziamo?? E chi se ne frega! Se gli fregano i soldi sempre e solo denaro è. Noi diamo per legge la possibilità ad una persona di girare armato. E' questa la conseguenza. La distruzione della parte migliore della nostra società, degli uomini giusti e buoni.

Addio Marcello grazie del tempo che abbiamo passato insieme. Non meritavi tutto questo, se ci fosse una lista delle persone che non dovrebbero morire per quanto aggiungono alla nostra società tu saresti stato là in alto.

Lo sapevo, le parole non posso esprimere abbastanza certi sentimenti.