martedì 10 aprile 2012

Renzo Bossi: l'esempio!

Si è dimesso il rampollo di casa Bossi e ha condito la sua uscita con la solita dose di corbellerie: "Ho dato l'esempio!". Cattivo probabilmente.

Dice Bob Sutton nel suo bellissimo libro "il metodo antistronzi" che anche nel gruppo più virtuoso è necessario quello che lui chiama "lo stronzo di esempio". Ovvero qualcuno che possa essere additato come esempio negativo, da non seguire.

In effetti qui siamo di fronte ad un campione di questa categoria. In un mondo dove rilasciano a tutti un diploma, vieppiù se figli di qualcuno, lui ha fallito molte volte prima di riuscire nell'impresa. Certo a Renzo non potrebbe mai capitare di doversi dimettere, come successo ad alcuni politici europei, per avere copiato la tesi di dottorato. Immagino non sappia di cosa si tratti. Come del resto la maggio parte degli uomini politici nostrani!

Finché questo mostro di ignoranza guadagnava 12.000 euro al mese poteva essere almeno da esempio per il bambino ritardato del famoso sketch di Benigni. Il povero ragazzino vedendo il TG4 di Fede, veniva rincuorato dalla mamma. Se ce l'aveva fatta Emilio...Abbiamo perso anche questo!

Ma non ci ha voluto lasciare senza un'ultima dichiarazione: "C'è un clima di caccia alle streghe", ignorando (questa parola gliela scriverei sulla T-shirt!) che le poverette che venivano considerate streghe erano innocenti.

Lui no!





venerdì 6 aprile 2012

To boldly go when no man has gone before

Ho visto ieri una foto del presidente Obama con Nichelle Nichols, il tenente Ohura delle serie storiche di Star Trek. Il presidente si è fatto ritrarre mentre saluta alla maniera di Spock, lunga vita e prosperità.

Non è stato un incontro casuale, la Nichols è stata una delle prime protagoniste di colore dei serials americani e addirittura ha dato il primo bacio interrazziale della storia della TV americana.

Il capitano Kirk (alias William Shatner) si esibisce in indecorosi spettacoli per ricordare i tempi che furono (trovai una locandina a Lahaina nell'isola di Maui, grande palcoscenico...) e sia il buon De Forest Kelly (dottor McCoy) che James Dohan (Scotty) sono già passati a miglior vita. Il mitico George Takei ha fatto outing ed è un paladino delle cause omosessuali.

Ma sebbene possa sentirmi legato agli attori lo sono senza dubbio ai loro personaggi. La saga di Star Trek è stata per me, e per molti, un modello anche sociale. La filosofia di Gene Roddenberry, il creatore, permea tutta la serie. La violenza è l'estrema risorsa, la non interferenza è la regola d'oro. E' un mondo dove il denaro non esiste e il razzismo è confinato a qualche facinoroso, sempre però contro gli alieni.


File:USS Enterprise NCC-1701.jpgLa serie originale non si avvaleva di incredibili effetti speciali, anzi. La strumentazione dell'enterprise, un piccolo modellino che oggi fa sorridere, è tutta analogica. Siamo alla fine degli anni 60 e sulla terra reale i computer utilizzano le schede perforate. Però i protagonisti parlano alle macchine, qualcosa che noi oggi proviamo a fare con risultati piuttosto incerti con i programmi di voice recognition.

E poi come non ricordare il teletrasporto! Il sogno di ogni viaggiatore. Per la cronaca il primo teletrasporto di un fotone è stato realizzato una decina di anni fa al dipartimento di Fisica della Sapienza di Roma. Ma trasportare qualcosa di materiale...beh mi sa che non si può fare.

Il mondo è pieno di Trekker, appassionati che si vestono come i personaggi del telefilm ed evadono dalla quotidianità pensando di essere il Capitano Kirk o il primo ufficiale Spock. Senza arrivare a quegli eccessi devo dire che Star Trek ha rappresentato molto nella mia vita. L'ironia garbata, la battuta pronta, il senso del giusto dei protagonisti, il loro fare squadra, mi hanno aiutato a crescere.

Ma sopratutto Star Trek rappresenta forse l'ultimo avamposto della cultura pioneristica del 1900, "l'arrivare là dove nessun uomo è mai giunto prima" (To boldly go when no man has gone before)

E quando pensi che proprio Obama ha tagliato il bilancio della Nasa, che lo shuttle non volerà mai più e che ricorrono i 40 anni dell'ultimo viaggio sulla luna, ti rendi conto che proprio questo spirito manca oggi. Una umanità che si richiude in se' stessa invecchia e muore.


domenica 1 aprile 2012

Giorgio

Accidenti è morto Giorgio Chinaglia. Da molti anni non seguo più il calcio in modo assiduo. Un pò gli scandali, un pò la quasi certezza che molto viene deciso lontano dai campi di gioco, un pò un senso di schifo per dei giocatori strapagati che non provano nemmeno ad essere di esempio in qualche cosa per i molti giovani che li idolatrano.

Ma non posso non rimanere indifferente alla morte di Chinaglia. Per un ragazzino che aveva 4 anni al tempo del mitico scudetto della Lazio e che è cresciuto con il mito di questo grande centravanti questa notizia mi riporta indietro nel tempo.

In un tempo in cui non sapevo che questo uomo era bravo in campo ma un mezzo delinquente fuori, e che si coricava con una pistola pure in ritiro con la squadra. Anzi proprio con i compagni aveva l'insana passione delle armi che costò la vita a Re Cecconi.

Era quello che tirava così forte che sfondava le reti, era il campione che ci aveva fatto grandi, elevando una perdente storica a grande squadra. Era colui che era andato a fare fortuna in america e che come uno "zio d'america" era così venerato.

Tornò negli anni 80 per prendere la società e già solo il suo ritorno accendeva le nostre speranze. Aveva tanti torti ma anche una grande passione per questa squadra e questa maglia. Era un maleducato, uno spaccone, uno che si giocò la Nazionale per avere mandato a quel paese il ct Valcareggi.

L'episodio più "edificante" che ricordo è alla fine di un Lazio Udinese. Il pareggio dei friulani arriva al 90', grazie ad una direzione di gara oscena dell'arbitro, Menicucci mi pare. Punizione inesistente, arbitro che trattiene il giocatore laziale in barriera mentre salta e goal in solare fuorigioco. 2-2. Non c'era la TV, c'era la radio però. Che raccontava che Chinaglia (presidente del club) entrò in campo con l'ombrello e cercò di percuotere l'arbitro. Fu squalificato. A distanza di tanti anni posso dire che, rivedendo quelle immagini, aveva fatto bene. Nel calcio c'è un tale odore di marcio...

E la gente lo amava e credeva in lui. Sampdoria-Lazio 2-0 alla fine del primo tempo. Il tecnico Juan Carlos Lorenzo decide di far cambiare la maglietta al portiere Orsi, il colore non portava bene. Finisce 2-2. E vicino alla radiolina che trasmette il goal, il marito della cugina di mamma non grida goal, grida "Giorgio!!!" e ci dice:"dovete crederci anche voi in Giorgio", come fosse una religione.

L'avventura fu breve e non andò a buon fine. Da  lì in poi inizia il declino, anche nella visione di un adolescente laziale. Prima si buttò in politica, e poi alla fine si legò con dei figuri poco raccomandabili per scalare la Lazio. Ottenendo due mandati di cattura e un esilio dorato in Florida.

Direi che il pubblico lo ha amato perchè era irriverente, perché un giorno prese a calci nel sedere D'Amico, grande classe ma anche culo pesante, perché fu l'unico nei Cosmos che si permise di criticare Pelè.

E' stato un grande giocatore in campo e un pessimo uomo fuori. Le due cose spesso non vanno d'accordo. Eppure mi mancherà, forse non tanto lui, ma il ricordo di quei tempi.  

martedì 20 marzo 2012

Le riserve

Sono finalmente riuscito a vedere il film "Le Riserve", con Gene Hackman e Keanu Reeves. E' un film sul football americano ed era per questo che lo cercavo.

La storia è a livello di fantascienza. A causa di uno sciopero dei professionisti, vengono messi in campo dei giocatori improvvisati, persone che hanno fallito a cui viene data una seconda occasione.

L'irrealtà della trama sta nel fatto che non si forma una squadra di football in una settimana, ma se si scorda questo particolare e si considera il film come una bella favola la narrazione scorre veloce. Anche perché c'è una colonna sonora meravigliosa.

Ovviamente non manca il lieto fine come necessario in un prodotto del genere. C'è però una riflessione che nasce dopo la visione. Ed è sulla seconda occasione, un argomento veramente border line nella nostra società.

In quanto il problema non è la seconda occasione, ma la prima!

Nella pellicola i titolari sono dei giocatori ricchi e viziati che non mettono il cuore in quello che fanno. Eppure pretendono il loro posto.

Ecco anche nella vita di tutti i giorni io trovo che ci siano molti titolari simili a tali personaggi. E molte persona brave, dotate di cuore e passione, che sono invece le loro riserve. Persone che non avranno una seconda occasione solo perché non gli è concessa la prima. Quando pensiamo che non assumiamo una persona giovane e capace perché non vi sono risorse e poi vediamo che queste vanno a chi non le merita, non siamo in una condizione simile?

Perché non pensiamo ad una generazione che fa la riserva? Quando i posti sono assegnati per familiarità o quando chi ricopre una posizione da anni perde interesse al proprio incarico e scalda la seggiola, non c'è forse una persona che varrebbe di più e a cui non stiamo dando la sua giusta prima occasione?

La nostra nazione sta cambiando parecchio recentemente, ma il vero momento di svolta sarebbe fare titolare  chi se lo merita.

sabato 17 marzo 2012

Ognuno ha la storia che merita

Sono stato a vedere la mostra "Lux in arcana" che permette al grande pubblico di venire in contatto con alcuni documenti dell'archivio segreto del Vaticano.

Ci sono pezzi pregiati: la scomunica di Lutero, il processo di Galileo, quello di Giordano Bruno, la fondazione della "Santa Alleanza", uniti ad altri più frivoli, come un biglietto di Sissi al Papa.

C'è il documento ufficiale che istituisce il dogma dell'immacolata concezione, sotto Pio IX. E la resa dell'esercito pontifico dopo la breccia di Porta Pia. Ecco, forse quello è il documento che mi ha colpito di più. Ancora di più del concilio di Trento che sancì la controriforma. Mi ha colpito perché finalmente finisce il potere scellerato del Papa re. E se penso che quel giorno il pontefice (sempre Pio IX) mandò a morire altri 70 uomini per difendere una città persa, non posso che sentire in me una grande rabbia. Che rinnovo ogni 20 settembre quando sento di gente che si riunisce per celebrare quel giorno come la fine di un periodo meraviglioso.

Guardo questa storia narrata dai documenti e leggo di scomuniche, di gente arsa sul rogo, di processi farsa come quello ai templari. Vedo quelle pagine del processo di Galileo e immagino il grande scienziato inginocchiato lì davanti costretto ad abiurare la verità che oggi tutti conosciamo per salvare la propria vita.

Cosa che invece non farà Giordano Bruno e sarà arso in campo dei Fiori. Ecco la lettera in cui il Papa maledice la pace dopo la guerra dei trent'anni (!) solo perché viene istituita la libertà religiosa. E' ovvio che il mio è un giudizio dato da una persona moderna e invece le situazioni vanno contestualizzate. D'accordo, ma i valori cristiani non sono contestualizzabili. Non uccidere non vale oggi più di ieri.

Qualcuno dice che la prova che Dio non esiste è data dal fatto che non avrebbe mai scelto come proprio rappresentante certi Papi. D'altronde il fatto che il cattolicesimo sia sopravvissuto a tali personaggi potrebbe far pensare ad una forza dietro le quinte.

Certo è triste riflettere che quello che doveva essere un faro di moralità, un esempio vivente dei valori cristiani, sia stato nella storia invece la negazione di tutto questo.

E la storia non mente, i documenti la raccontano. Quelli dopo il 1939 sono ancora segretati. Alcuni però si possono leggere. E sono tutti controcorrente rispetto al flusso di empietà e di crudeltà dei precedenti. Testimoniano dello sforzo della Santa Sede durante la seconda guerra mondiale. Questi documenti sono stati scelti, non sono come gli altri, che li ha scelti la storia. Dunque se è vera gloria lo diranno solo i posteri.

Uscendo mi chiedo quanto le lezioni della storia servano, quanto del Vaticano di oggi sia specchio di quello di ieri.

Il dubbio mi rimane!

venerdì 2 marzo 2012

conosci l'autore?

Che impressione. Sto studiando su molti libri per preparare al meglio il corso e trovo che conosco gli autori di molti fonti. E' interessante perché alcuni sono gli stessi su cui avevo studiato da ragazzo!

Devo ancora capire se compiacermene o no, se il fatto di conoscerli più che un privilegio dato dalla possibilità di viaggiare e incontrare persone, possa invece essere un segno del tempo che passa.


Alcuni li conosco veramente bene, altri solo di sfuggita. Il primo libro che mi capita tra le mani parla della storia degli acceleratori. Non la posso avere fatta, partiamo dagli anni 30. Dunque qua quello che racconto è per forza un relata refero. Uno degli autori è E. Wilson che ricordo molto bene quando dirigeva la scuola del CERN. La frequentai nel 1998, ad Oxford.

Durava due settimane e la domenica ci portarono a Londra in visita. Io e altri tre ragazzi, un francese, un rumeno, un tedesco (sembriamo una barzelletta), formammo un gruppetto di quelli che non erano mai stati nella perfida Albione. Decidemmo che dovevamo vedere tutto, in mezza giornata! Alla fine siamo arrivati all'appuntamento con il bus per il ritorno ben 1 minuto dopo! Too late! Già partito. Il che però ha avuto i suoi lati positivi, seratina a Londra e ritorno in treno.

Quello che non avevamo messo in conto era il direttore, il prof. Wilson appunto, che era convinto che il nostro ritardo fosse stato premeditato per passare la serata sul Tamigi. Una bella lavata di capo.

Certo se confronto lo stile severo di quel college con l'ultima scuola a cui sono stato, da docente questa volta, non posso non notare una evoluzione nei costumi. Hotel fronte mare in una isola dell'Egeo, nella seconda metà di settembre. Nessun controllo e orari liberi.

Sfoglio il libro di Jamie Rosenzweig. Lui lo conosco molto bene, full professor a UCLA. L'ho incontrato la prima volta nel 1997 in america. Ha passato quasi un anno da noi in Italia e ha pure imparato la nostra lingua. E' un vero genio. Il suo libro è bello ma troppo difficile per uno studente italiano. Peccato.

Mi capita tra le mani il libro di D. Edwards, con cui ho lavorato sei splendidi mesi al Fermilab. Di lui ho parlato già in http://futuroposteriore.blogspot.com/2011/10/la-donna-che-non-molla-mai.html. E' una persona meravigliosa, che trasmette allegria e gioia di vivere. Il suo libro è lo specchio della persona che lo ha scritto, schietto e chiaro.

Certo che leggendo le dispense di Jorg Rossbach non si direbbero in linea con l'uomo, tedesco, severo, deciso, preciso. Anche lui conosco piuttosto bene. Purtroppo contiene diversi errori. Che strano non se ne sia accorto.

Non sempre conoscere l'autore è una sorpresa positiva. A settembre ho incontrato Shulga un mammasantissima dell'elettromagnetismo russo. Ho letto molti suoi articoli da studente. Ed era come mi aspettavo, vecchissimo. Solo che aveva poco più di 60 anni! Persona deliziosa comunque.

Una cosa mi è chiara: leggere un libro del quale conosci l'autore ti semplifica la vita. Forse perché ti senti inconsciamente più vicino a chi lo ha scritto ti pare anche di capirlo meglio.






giovedì 1 marzo 2012

Sgabuzzino con vista

Ho iniziato le lezioni di un nuovo corso. Non è la prima cattedra che abbia mai avuto, per due anni ho tenuto delle lezioni di informatica, ma è la prima che sento nelle mie corde. Acceleratori di particelle, che è ciò che faccio tutti i giorni.

E' un insegnamento che ho seguito anche io quando ero dottorando. E mai avrei pensato un giorno di essere colui che faceva le lezioni. La svolta è stata la constatazione, sottolineata dai professori ordinari, che la didattica conta e come nell'avanzamento di carriera, anche dei ricercatori, condizione necessaria si capisce, non sufficiente.

Io sono dell'incrollabile certezza che non mi muoverò mai dal mio ruolo. Se c'è una colpa grave in questo sistema è essere orfani. Dal punto di vista dell'Università io sono il gruppo di me stesso.

Però considero anche che una persona deve fare tutto il possibile per non tarparsi le ali. In modo che un giorno possa squadernare il proprio curriculum e avere la coscienza a posto.

Finora ho solo 3 studenti, ma si sa che i corsi specialisti hanno pochi adepti. E poichè siamo pochi ci sono per noi delle aulette che sono state ricavate chiudendo degli spazi comuni, degli sgabuzzini con vista.

Sono piccine, fredde di inverno e calde di estate. Il telecomando del proiettore non funziona perché le pile sono scariche. Ma non andatelo a segnalare, passate da novellini. E' chiaro che il docente deve portare le batterie. D'altronde se nella scuola secondaria bisogna portarsi la carta igienica, cosa volete che siano delle pile? (ah uno stock completo perché ogni proiettore è differente...).

Sarà lo spirito del neofita ma io sono felice quando vado la mattina a fare lezione. Non so se riesco a comunicare qualche conoscenza (averne!), ma spero almeno un pò di sano entusiasmo. Mi auguro di trasferire il piacere che ho nel fare ciò che faccio.

E anche se intorno le infrastrutture sono quello che sono, se il rettore non ci riconosce l'adeguamento salariale a cui avremmo diritto, portiamo pazienza. Perché c'è l'orgoglio di ciò che si fa. E guardiamo questa esperienza con gli occhi del cuore e non della mente.