domenica 10 luglio 2016

La decadenza

Ogni generazione vede del nuovo e lo incolpa di essere alla base della decadenza dei costumi, della morale, del gusto etc.

Però le epoche di decadenza ci sono sempre state nella storia, epoche in cui la recessione è stata non solo economica ma anche culturale.

La fine dell'impero romano è stata seguita dai secoli bui del medioevo, le due carneficine mondiali sono state il preludio ad un periodo di sviluppo come mai prima.

E oggi? Secondo me è finita una certa età dell'oro, perchè è venuto meno il pilastro su cui poggia ogni era di espansione: la fiducia.

E se questa è sopratutto fiducia nel futuro, deve anche essere fiducia negli altri.

Non abbiamo fiducia nella scienza e il ritorno di malattie già sconfitte con i vaccini a causa della mancanza di questa vaccinazioni è la prova più evidente e al tempo più dolorosa. I tribunali nostrani si permettono di accusare scienziati volti al contenimento di un una infezione che stermina gli ulivi, quando ciò che viene fatto è solo una pratica scientifica standard. E Nature giustamente ci crocifigge.

La scienza è utile quando ti cambia un gene in una persona e la guarisce dal tumore, è da Mengele quando lo sostituisce ad un pomodoro per non farlo attaccare dai parassiti. C'è una idea che qualcuno ha vivacemente sottolineato dicendo che alla maggior parte della gente, anche a quella che sembra che gliene freghi qualcosa, non interessa veramente la scienza, ma sono solo dei guardoni del suo lato B. Perchè fare ricerca vuol dire essere attenti e catalogare piccoli segnali, giorno per giorno, con grande pazienza.

Una cosa antitetica per un mondo mordi e fuggi, dove tutto deve essere hinc et hunc. Dove anche gli articoli di giornali si riducono di dimensioni perchè leggere un testo troppo lungo non va di moda. D'accordo che come diceva Montanelli se ci metti 500 parole per spiegare invece di 5 sei capace di ogni delitto, ma qua non spendiamo nemmeno quelle. E anche se lo facessimo molti non sanno più capire un testo dopo averlo letto.

E' un mondo di voyeur in cui tutti filmano e tutti commentano, dove le nostre indignazioni sono pronte e severe, tranne rimanere dall'alba al tramonto, pronti domani ad indignarci di nuovo, ma di qualcosa di diverso.
E' un mondo dove i tuoi studenti delle volte non hanno nozioni che tu hai acquisito alle scuole elementari o medie.
E' un mondo dove i giovani non vogliono fare gli astronauti o i pompieri, ma solo un sacco di soldi. E' un mondo dove se investi qualcuno con la macchina magari lo offendi e te ne vai.

E si potrebbe continuare per ore con una lista di questo genere. Ma il vero architrave di tutto, quello che regge una civiltà è il sogno. Se non sogniamo più, di coltivare un deserto, di curare una malattia grave, di conquistare un mondo nello spazio, non c'è speranza.

Non è l'espansione del PIL che genera progresso, ma quella dei sogni di generazioni che pensano di cambiare in meglio ciò che esiste, perchè l'ordinaria amministrazione non è sufficiente.

E quando la politica guarda al passato, al come stavamo bene, al mondo che fu, e non riesce a capire come si modifica quello che c'era in ciò che è, allora siamo al capolinea.

Se non è decadenza non so come si chiami...






1 commento:

  1. A prescindere dai nomi, per me il problema è capire quanto giù dovremo scendere prima di poter cominciare a risalire.
    Per me siamo già scesi troppo, ma temo che abbiamo ancora molta-troppa strada da fare prima che tutti si rendano conto che dobbiamo invertire la rotta.

    RispondiElimina