giovedì 1 dicembre 2011

C'era una volta l'orgoglio...



Il mio lavoro è fatto di studio, di fatica, ma anche e sopratutto di ispirazione. Ci vogliono dei momenti nei quali si può e si deve ricordare che non si tratta solo di un lavoro ma di una grande avventura intellettuale.

Oggi è stata una giornata così. Si festeggiavano i 50 anni della nascita di Ada, acronimo di Anello di Accumulazione. Il primo anello di accumulazione al mondo per elettroni e positroni. Un'idea del grandissimo Bruno Touschek, tanto avanti nel tempo che nessuno la appoggiò subito in pieno.

E fu così che Giorgio Ghigo propose di fare un piccolo prototipo, una macchina in piccolo. Sarà un successo incredibile. Un paio di anni dopo Ada sarà trasferita ad Orsay dove vi era un linac potente e lì dentro quell'anello avverranno le prime collisioni tra elettroni e positroni della storia, aprendo un nuovo mondo.

E per l'occasione c'erano tutti, dal novantunenne Salvini, giovanissimo direttore dei laboratori di Frascati al tempo, a Carlo Bernardini, classe 1930. Attorno al loro tante generazioni di fisici. Accanto a me era seduto un giovane e brillante dottorando di Tor Vergata, classe 1987, nato 67 anni dopo Salvini!

Ma non è stato uno sterile amarcord del tipo quanto eravamo belli quando si era giovani. No. E' stato un viaggio non solo nel tempo ma nella coscienza di un paese. Che era leader. Una storia fatta da un direttore di 33 anni e da un gruppo di ragazzi sotto i 30. "I miei cavalli di razza", come ricorda Salvini.

E' la storia di un paese che aveva l'orgoglio dei suoi ragazzi, che metteva risorse e professionalità al servizio della scienza e del progresso. E' la storia di uomini che non vi sono più e di alcuni vecchi saggi che riescono a raccontare le loro esperienze, come i superstiti dell'olocausto. La differenza è che loro parlano dell'età dell'oro, quando i giovani potevano lavorare appena laureati, quando dall'estero venivano qua a lavorare e non viceversa. Parlano di un tempo in cui la scienza, anche nel nostro paese, era vista come un investimento e non come una spesa.

Alla fine della giornata mi sento orgoglioso di lavorare in un posto del genere, che ha una tale storia e tradizione e mi dico: anche la mia generazione farà grandi cose. Anzi le facciamo già, solo che in patria nessuno se ne accorge... 

Nessun commento:

Posta un commento