lunedì 17 ottobre 2011

sackgasse

Una volta durante una passeggiata sulle Alpi austriache, ho trovato un cartello sul sentiero. Da una parte c'era una località che non ricordo, dall'altro c'era scritto Sackgasse. Poiché mi pareva che l'altra direzione fosse sbagliata, sebbene sulla mappa non c'era nessuna località così chiamata, sono andato là. L'ignoranza delle lingue è una brutta cosa. Sackgasse in austriaco vuol dire quello che i francesi chiamano cul de sac. Strada cieca, senza uscita. Bisogna tornare indietro.

Mi pare che ci siamo finiti dentro. E che non abbiamo molte possibilità di uscirne fuori. Il problema nasce dall'idea che si possa produrre ricchezza non dal lavoro ma dal denaro. Poiché questo non si crea e non si distrugge, se si accumula da qualche parte si depaupera da un'altra. Così il mondo della finanza al riparo dei loro mega bonus, gioca a Monopoli, e a volte anche a Risiko, con il mondo. Crea una realtà virtuale fatta di prodotti derivati che sono staccati dalla realtà delle cose. Una borsa valori che perde il 30% del valore dalla metà luglio a settembre è completamente avulsa dai valori reali, oppure qualcuno pensa che quelle aziende durante l'estate si siano veramente svalutate così tanto? Si sono liquefatte? Vendevano gelati ed è andata via la corrente?

La quantità di soldi che riescono a muovere è tale da mettere in difficoltà gli stati. La politica in tutto questo che ruolo gioca? Praticamente nulla. Tutto si trasferisce ad un livello più alto. E poiché per fare politica serve denaro e per farsi eleggere occorre costosa visibilità ecco che nessuna classe politica, a tutte le latitudini, si può considerare immune dalle interferenze della finanza.

Altrimenti perché dopo il crac di Lehman Brothers non si è intervenuti a livello sovranazionale sulle leve che hanno scardinato il sistema? Perchè non si sono normati i CDS (credit default swap) che stanno spingendo la speculazione sui debiti sovrani? Perché si è rifinanziato pesantemente il sistema bancario senza chiedere il conto a chi aveva prodotto i guasti, anzi permettendo loro di dividersi i soliti bonus miliardari? E' facile fare affari così, se guadagno tengo per me, se perdo chiedo l'aiuto del pubblico, ovvero di tutti noi. Perché altrimenti, essendo l'architrave del sistema, se crollo mi porto giù tutti. E' paradossale che uso il soldo pubblico per risanare i miei dissesti e poi azzanno quello stato per essersi indebitato.

Chi paga sono sempre i soliti noti: noi. Saremo anche il 99% come gridano gli indignati, ma contiamo zero. Come se ne esce?

Sackgasse...

1 commento:

  1. non se ne esce...
    ogni sistema tende ad una sua organizzazione ne' giusta ne' sbagliata, ma semplicemente la piu' favorevole date le sue specifiche condizioni al contorno.
    con assoluta neutralita'.
    il macrosistema geo-socio-politico cui apparteniamo non fa eccezione.

    lessi i risultati di un immane lavoro di correlazione dei dati riguardanti le interconnessioni a livello planetario delle principali multinazionali in cascata fino alle piccole imprese locali/nazionali.

    siamo non proprio il 99%, ma giu' di li'. perche' sembrerebbe che potere e ricchezza, ovvero la gestione fattuale delle risorse a livello planetario sia tutto nelle mani di pochi gruppi o macro entita' che rappresentano meno del 4% del totale del pianeta.

    fair, unfair?
    a questi livelli forse il concetto di etica perde addirittura di significato.
    forse questa e' l'unica configurazione di equilibrio possibile per un macrosistema cosi' complesso.

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