martedì 21 giugno 2011

una (non sottile) differenza

Oggi ho ricevuto una bella e una cattiva notizia. E la cosa strana è che sono la stessa!

Una persona che sta finendo il dottorato con il mio gruppo ha ottenuto un contratto per il post-doc presso un prestigioso laboratorio straniero. Era una selezione difficile, eppure ce l'ha fatta, a testimonianza della qualità della nostra scuola. Poteva iniziare solo a novembre mentre volevano qualcuno da settembre e nonostante tutto è andata bene.

Quando mi è arrivato l'sms mi sono commosso. E' una notizia bellissima. Però poi ho realizzato che per noi non è così. Ovviamente per chi parte, va all'estero, in una città splendida, con un ottimo stipendio, lavora in un laboratorio molto apprezzato, con gente famosa, è tutto bellissimo. E io sono veramente molto felice. Quando chi lavora duro ed è bravo e sa muoversi in un gruppo ed è produttivo trova un giusto riconoscimento come non si può esserne felici?

Ma io mi sento molto come quei parenti poveri che salutavano i figli in partenza per l'America nei primi del '900. Troppo poveri per poterli tenere, per garantirgli un futuro. E allora mi sono intristito perchè è una grande perdita, umana e professionale. Tanti anni per formare una persona e ora quando è al top arriva il fichetto con la limousine e la porta via.

Uno studente una volta mi disse, provocatoriamente, che l'Italia non deve cambiare. Siamo il paese incubatore del mondo. Da noi si formano le persone brave, si temperano ad affrontare le difficoltà della vita, le stupidaggini dell'organizzazione del lavoro, le pastoie della burocrazia, la selva della giungla automobilistica, e poi il mondo le utilizza. Tutte le esperienze fatte da noi contribuiscono a formare quegli strumenti che ci rendono così richiesti. Ogni persona che è partita dal nostro gruppo ha vinto subito una selezione all'estero e ha avuto un posto.

E' una buona notizia o c'è da arrabbiarsi? Ne abbiamo piazzati o persi molti? Si gioca tutto su questa differenza, non sottile.

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