domenica 5 giugno 2011

Fight Club

Su insistenza di alcuni giovani amici ho visto un film del 1999, Fight Club. Una pellicola che è divenuta un cult per le nuove generazioni.
Spero che questo post serva per aprire un dibattito sul perché. Alcune cose le ho capite, altre meno.

Diciamo subito che il film è da vedere. Forse da rivedere per capirlo meglio, ma non entrerebbe mai nella classifica dei migliori che abbia visto.

Brevemente è la storia di un annoiato insonne insignificante esseruncolo che conosce una persona fuori dagli schemi (Brad Pitt)  e dalle righe. Viene portato a fare e pensare cose che prima non immaginava. La prima parte della pellicola gira intorno al fight club un posto dove picchiare, e ovviamente essere picchiati, in grande libertà. Una valvola di sfogo. Successivamente la trama diviene meno lineare e si passa da piccoli raduni alla creazione di un vero esercito ombra, in una visione un pò surreale, il cui compito è la distruzione, la demolizione, o al limite il vandalismo dell'ordine costituito. Il tutto finisce con la scoperta della personalità bipolare del protagonista, di cui Pitt è solo la proiezione.

Non nego che ci siano alcune interessanti intuizioni a livello psicologico, e sicuramente qualcuno del campo ne potrebbe capire più di me. Per esempio il protagonista che si trascina da una congregazione all'altra, dagli alcolisti ai malati terminali di tumore, perché il pianto è l'unica valvola di sfogo che gli consente il sonno.
Ci sono alcune frasi di chiara lapalassianità, tipo " tu non sei quello che guadagni, la macchina che guidi, il lavoro che fai etc." che messe nel giusto contesto possono passare per realtà universali.

C'è una atmosfera, decisamente nichilista. La libertà passa per l'annientamento, economico, fisico e sociale. Solo se ti tocca il fondo si è veramente liberi, perché non si ha nulla da perdere.

Non mi sfugge una certo atteggiamento da superuomo che può far breccia sui giovani, forti, sani e ricchi di testosterone. E il fascino sinistro che ha ogni cosa proibita, come guidare contromano in autostrada.

E' l'adrenalina. Credo che uno dei motivi di apprezzamento della pellicola sia proprio l'adrenalina, che sviluppano i combattimenti e le bravate.

Finché si tratta di una pellicola ognuno è libero di portare il suo lavoro. Mi preoccuperei se vi fosse un pò di spirito di emulazione, non tanto nelle zuffe che fanno parte della storia dell'umanità nell'eta giovanile, quanto più che altro nella mentalità distruttrice e autodistruttrice del protagonista.

La libertà non è l'annientamento. Il liberarsi dalle schiavitù materiali è come vivere nel deserto. Un uomo solo nel deserto è libero? (di crepare probabilmente...). No è prigioniero del deserto, è schiavo della sua libertà.
Nell'essere animale, si badi non solo uomo, c'è un concetto di gruppo di collettività. Per noi questo è ancora più importante. E' ovvio che le società non sono mai come le vorremmo noi, le regole non ci piacciono tutte, ma questo è il nostro contesto, la cornice nella quale ci muoviamo. Possiamo provare a cambiarla, ma scassare tutto non mi pare la soluzione.

A meno che non vi sia un ideale alla base. Altrimenti nessuna rivoluzione avrebbe avuto propellente nella storia. Ma in questo caso la miccia che accende tutto è la noia. La vita piatta, la mancanza di ideali, la povertà sentimentale interiore, la freddezza dell'animo.

Ecco forse bisognerebbe guardare di più certe volte al punto di partenza che a quello di arrivo. Forse basterebbe poco per cambiare la traiettoria su cui si mette la nostra vita.

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