giovedì 10 ottobre 2013

Produzione di massa

Eh lo so, solo i fisici capiranno il doppio senso del post, che parte dal premio Nobel a chi ha spiegato come appare la massa...

Ho trovato molto godibile l'articolo ironico apparso su http://www.roars.it/online/il-nobel-dei-baroni/ nel quale si sottolinea come, secondo i parametri messi dalla Gelmini per l'ANVUR (Agenzia Nazionale per la valutazione dell'Università e la Ricerca) nessuno dei due vincitori il premio nobel per la fisica avrebbe i titoli per aspirare ad un posto universitario in Italia. Questo spero faccia capire a molti che quello che andiamo dicendo da tempo, vogliamo essere giudicati sì ma per favore non in questo modo, abbia una certa credibilità.
C'è stato un momento in cui l'Università italiana ha smesso di produrre qualità e si è concentrata sulla quantità. Abbiamo introdotto la partita doppia nella cultura, debiti e crediti. E si è cominciato a pensare che non importa come siano i laureati, cosa ci fanno del pezzo di carta. L'unico imperativo è farli laureare, altrimenti il ministero taglia i viveri.

Un sistema basato sulla quantità valuta dunque uno scienziato su quanti articoli scrive e non sul valore della sua ricerca. Higgs ha pubblicato pochissimo e vinto (giustamente) un Nobel. Perchè il contributo di uno scienziato è il progresso della conoscenza. E questo può essere fatto anche da una sola luminosissima idea. Non è un impiegato statale che deve passare una serie di pratiche da un tavolo all'altro e non è la mera quantità del suo lavoro che ne fa il valore.

Questo non significa che anche tra di noi non ci siano degli sgobboni e dei fannulloni, ma la valutazione deve essere nel merito, della ricerca, degli studenti che laureiamo, della capacità di attrarre interesse per le nostre attività.

Invece trattiamo la cultura e la conoscenza alla stessa stregua di un filato cinese: basso costo, corta durata, poco valore, produzione di massa.

Proprio ieri una ragazza che ha fatto il dottorato con il nostro gruppo e che poi è andata a Berlino per il suo post-doc, dopo appena due anni ha ottenuto una posizione permanente in quello che è il secondo laboratorio di Europa. Ha 30 anni.

Qualche giorno fa un famoso ricercatore americano ospite da noi ha detto ad un giovane e brillante studente:"questa macchina è quasi unica al mondo, quello che impari qua te lo potrai rivendere dovunque". Mi ha fatto piacere ovviamente e lì per lì non ho colto il retrogusto amaro di quella frase: da' per scontata l'emigrazione.






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