venerdì 18 ottobre 2013

ladri di futuro

La vita umana si sa è finita, anche se alcuni tendono a dimenticarlo e si atteggiano ad immortali. Cosa è che allora spinge avanti? La prospettiva di un futuro migliore, per se', i propri cari o la propria discendenza.

In un mondo che era da poco uscito da una guerra vera e ne stava subendo una fredda la fiducia di un domani migliore era massima. La scienza e la tecnologia erano idolatrate perché avrebbero risolto i mali dell'umanità. Siamo andati sulla luna, abbiamo solcato l'atlantico a velocità supersonica (cose che non facciamo più tra l'altro), trapiantato gli organi, sconfitto il vaiolo. Sono venute le vacche grasse, e qualcuno ha approfittato per scappare con la cassa negli anni 80. Gli anni del raddoppio dei deficit pubblici.
Oggi c'è un arretramento totale, culturale e sociale, anche nel modo in cui è percepito il mondo. La scienza è cattiva, pericolosa, al soldo dei governi massoni o delle multinazionali. I dottori sono schiavi delle ditte farmaceutiche, i politici delle lobbies. Nessuno parla di futuro, nessuno ha un orizzonte di venti anni, bastano venti minuti. Perfino i film di fantascienza o i telefilm fanno vedere un futuro distopico. Non si sogna più.

Perché questo è il mondo del presente, in cui il passato si cancella rapidamente e il futuro non interessa a nessuno. E' il mondo dell'istantaneità di un twitt, di una frase su facebook, una battuta su Spinoza.it. Si ha una incredibile idea di precarietà, come se le conquiste e i diritti acquisiti non fossero più tali, come se quello che per i nostri padri era normale, che so un servizio sanitario che ti cura, sia considerato un lusso. Per non parlare dell'architrave della società, la scuola e l'università. Quanto mi ha colpito la storia di quell'eritreo che è affogato nel canale di sicilia. Aveva con se' l'unica cosa che lui ritenesse preziosa, la sua laurea. Ed aveva ragione. E' triste pensare che oggi una laurea in questo paese vale molto poco e c'è chi invece pensa ancora che la conoscenza sia il bene più grande.

Come se ne esce? Qualcuno ha sentito parlare dei giovani? Ci sono ancora quelli non narcotizzati dalla TV, quelli non lobotomizzati da facebook, quelli con cui è piacevole fare un discorso, quelli che vogliono cambiare qualcosa, quelli che non si arrendono al fatto che gli hanno rubato un futuro ma vogliono costruirne uno.

Sono come i panda però, anche loro in via di estinzione. Perché se non li riconosciamo, se non li aiutiamo, se consideriamo che essere giovani è un difetto invece di una potenzialità, se li priviamo delle occasioni, se destiniamo risorse alle rendite di posizione dei mediocri anche questi si ripiegheranno sul presente e finiranno con il mettere insieme una infinita serie di albe e tramonti senza sognare un domani migliore.

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