domenica 9 gennaio 2022

L'opinione

Vedendo il film don't look up possono sorgere molte osservazioni, sul ruolo della scienza e dello scienziato per esempio.

La cosa che mi ha colpito però di più è il fatto che lo scienziato è percepito come un pericoloso radicale. Questa parola da noi non ha la stessa valenza di clava con cui alcuni la usano negli Stati Uniti, sebbene non manchino degli emuli di certi discutibili comportamenti.

Radicale è usato in modo dispregiativo, una persona dalle convinzioni così forti da non essere democratica, da volere imporre a tutti il suo punto di vista. 
Ora c'è poco da fare, la scienza tende ad essere radicale, ci sono fatti più che opinioni. 
Il fatto che la terra non sia piatta, che siamo andati sulla luna, che c'è una pandemia, e che il riscaldamento globale di questi anni sia di natura antropica sono fatti. 

Di fronte ai fatti della scienza vengano opposte le opinioni dei singoli, come se i fatti della scienza fossero una prevaricazione di tali opinioni. 

Ma il paradosso è che la nostra opinione non esiste. E' basata sui canali di informazione, sempre più social, compresi i motori di ricerca. Per i loro algoritmi, tesi a venderci più pubblicità possibile, non fanno altro che mostrarci quello che meglio aderisce al nostro pregiudizio. Dunque la nostra opinione non è una sintesi di varie voci, ma il suono di una sola corda. 

L'altra cosa paradossale delle opinioni è che oggi non esistono nemmeno i movimenti di opinione. Non ci sono più le grandi manifestazioni a difesa degli ideali, e chi scende in piazza è sempre in numero esiguo, confrontato con quelli di una ventina di anni fa. 
Sparite le ideologie, venute meno le battaglie civili, alla politica è stato delegato il presente piuttosto che il futuro, in una logica da amministratore di condominio piuttosto che da statista. 

In questo contesto, dove anche il parlamento appare svuotato, tra chi governa con tutti i partiti meno uno e chi trovandolo obsoleto voleva aprirlo come una scatoletta di tonno, dove perfino le opinioni dei nostri rappresentati sono tenute in poco conto, è ancora più incredibile che il rispetto, anzi la salvaguardia della opinione del singolo, non motivata da uno studio serio, basata su informazioni il più delle volte errate, nata dalla pancia più che dalla mente, sia usata per limitare la scienza, con la complice negligenza della politica. 

Bisogna dare voce alle opinioni di tutti, è il mantra che si sente. E non è paradossale che viene detto nel momento storico in cui le opinioni dei popoli contano quasi zero, in un mondo che considera la democrazia rappresentativa un impiccio e l'esercizio del potere un affare ristretto? Chapeau    


sabato 1 gennaio 2022

Il club esclusivo

Sono stato recentemente in una commissione dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare per assegnare delle borse a persone straniere. Le domande vengono principalmente da paesi più disagiati del nostro.

Se ci sono anche degli spagnoli e dei polacchi, la maggior parte arrivano dall'India, dalla Cina, da paesi asiatici come Afghanistan o Kazakhistan, dal Bangladesh. E poi ci sono anche quelle che giungono dall'Africa. 

Quale è la logica di questi contratti? Tipicamente sono persone che vengono da noi per imparare, prestano la loro opera al servizio di qualche esperimento e normalmente poi tornano o al loro paese o continuano a saltare di posizione in posizione, e di paese in paese, finché non ne trovano una stabile. 

Si tratta di un concorso per soli titoli e dunque avere pubblicazioni, essere stato invitato a presentare i propri risultati ad una conferenza, poter produrre delle lettere di raccomandazione scritte da scienziati ben conosciuti è sicuramente vincente. 

Ed è a questo punto che mi sono imbattuto in alcuni casi particolari, soprattutto di provenienza africana. 
Si tratta di giovani che hanno studiato fisica e che per mancanza di mezzi non sono mai usciti dal loro paese. Dunque non hanno un background di partecipazione a conferenze. 

Non hanno accesso normalmente alle riviste scientifiche, molte sono a pagamento. Non hanno scambi con l'esterno e dunque le lettere che producono sono quelle dei loro insegnanti. 

Non hanno speranze di vincere una posizione. Eppure leggendo le loro lettere motivazionali ci si rende conto che se per molti una esperienza da noi sarebbe importante per la loro carriera, per questi sarebbe importante per la loro vita. 

Parlano dell'esperienza che avrebbero come del loro sogno. Si tratta di ragazzi (ahimè non registro ragazze da quel continente) per cui vedere da vicino e lavorare in un grande laboratorio occidentale sarebbe qualcosa di incredibile. 

E mi rendo conto che appartengo ad un club esclusivo. Il club dei nati bene. Il club di quelli che si alzano in una parte del mondo e possono vantare di studiare in luoghi prestigiosi, di pubblicare su riviste molto conosciute, di viaggiare per conferenze, esperimenti e laboratori. 

E la tessera del club ben difficilmente viene rilasciata a questi giovani. La loro formazione è scarsa, non hanno mezzi per migliorarla, non hanno occasioni di incontro. E non le avranno perché ovviamente esistono altri giovani più qualificati di loro, che avranno quelle posizioni a cui anche loro concorrono.  

Sembra la storia del primo impiego, vogliono qualcuno con esperienza, ma se tutti non la hanno? 

E' un cane che si morde la coda. Vogliamo che quel continente si sviluppi perchè siamo infastiditi dai barconi che scaricano disperati sulle nostre coste. Ma se non spezziamo la catena più forte, quella dell'ignoranza e se la scienza e la tecnologia non sono usate da volano per uno sviluppo di quel continente, non ci sarà mai un vero sviluppo e sarà sempre e solo sussistenza. 








venerdì 8 ottobre 2021

Costo e valore della scienza

 E' sempre più frequente scambiare i valori per i costi. 

Oramai abbiamo accettato che la ricerca scientifica sia solo uno dei competitor per le risorse. E poiché bisogna dimostrare che i soldi vengano spesi bene, la prima domanda è sempre la stessa: quali sono le applicazioni di questa ricerca? 

Il nuovo premio Nobel Giorgio Parisi, a questa domanda ha risposto: "A dire la verità, al momento attuale non sono tanto appassionato dalle applicazioni, ma dalla fisica di base dei problemi a cui mi sono dedicato in questi decenni". 

In un articolo apparso sul corriere delle scienze del corriere della sera il 21 settembre 1982 (sì conservo giornali di quasi 40 anni fa), il prof. Alfonso Maria Liguori, ordinario di chimica fisica alla Sapienza diceva: "Un risultato di immenso valore conoscitivo può avere un valore del tutto trascurabile dal punto di vista tecnologico, mentre un dato scientifico anche banale può costituire lo spunto di importanti applicazioni". 

E poi faceva notare una cosa che trovo attualissima: "La ricerca scientifica viene finanziata in quanto e solo se produce ricchezza e valore aggiunto". 

E' inutile girarci intorno. E' così. Essendo un professore associato di Fisica Applicata non mi si potrà tacciare certo di un certo snobismo intellettuale a favore della ricerca di base. 

Ci ha fregato il pragmatismo. Abbiamo costruito un sistema della ricerca pubblica e di base che deve ricalcare quella industriale. Finanziamo i progetti che ci daranno un risultato a breve. Anzi, se non ci attendiamo un risultato a breve evitiamo proprio di dirlo, altrimenti ci seghiamo le gambe. 

In questa logica, applichiamo alla ricerca gli stessi standard di una azienda. Cerchiamo di aumentare la massa critica dei gruppi forti, a scapito delle nicchie. Solo se si cresce si è competitivi. Non sono un moderno anacoreta della ricerca che non si rende conto che vi è una logica in questo, e senza un po' di questo approccio non potremmo fare grandi progetti che coinvolgono molti scienziati, istituti e paesi diversi. 

Ma osservo che abbiamo accettato questo sistema come ineluttabile. Abbiamo accettato di partecipare al gioco della coperta corta, in cui le risorse se vengono date ad un settore sono tolte agli altri. 

Ed è qui che nasce il bias di fondo, in quanto la politica ha bisogno di ritorni veloci, la ricerca di tempi lunghi. Continuando così in questa ansia di attualismo, tra qualche decina di anni perfino il sistema del peer-review sarà considerato troppo lento ed obsoleto. 

La vera rivoluzione sarebbe crescere delle generazioni che capiscano il valore della ricerca scientifica e della conoscenza, tirare una linea ad una certa percentuale del PIL e tenerla sempre là, non andare mai sotto, non tornare mai indietro, valutare le ricerche per la conoscenza che offrono e non solo per l'applicazione che prefigurano. Quella potrebbe venire fuori dopo tempi lunghi e in modo assolutamente inatteso. 

Se certe ricerche non vengono finanziate dal pubblico, chi potrà mai farlo? Sarà un caso ma 50 anni fa andavamo sulla luna e da New York a Parigi in 4 ore. Oggi al massimo siamo sulla stazione spaziale e ci vogliono 8 ore per la stessa tratta. Certo telefoniamo dal bagno...è un progresso!


sabato 11 settembre 2021

Privacy a singhiozzo

 Si dice che ogni giorno che si sveglia la gazzella deve correre più veloce del leone. 

Ogni giorno che un universitario si reca al lavoro deve esibire il green pass in un apposito ufficio. Sempre lo stesso green pass, sempre alla stessa persona, sempre con la scadenza tra 8 mesi. 

Se poi quell'universitario frequenta anche i laboratori nazionali di Frascati dell'INFN e ci va a mensa deve esibire ogni giorno il green pass, sempre lo stesso, sempre alla stessa persona, sempre con la scadenza tra 8 mesi. Se poi esce e va in piscina o in palestra continua a fare lo stesso. Io avevo sorriso leggendo di quel ragazzo che se lo era fatto tatuare. Mi scuso con lui, un genio!

Per i ragazzini c'è l'obbligo delle vaccinazioni. Se non le hai non vai alla scuola dell'obbligo. Ma mica devono esibire ogni giorno la vaccinazione no? Si fa un elenco e basta. 

Ci dicono che non si può fare per la privacy, parola che significa in italiano riservatezza. Mi chiedo perchè diamo così tanta importanza alla privacy se Google sa tutto di noi, se il nostro cellulare conosce in tempo reale dove siamo, se ci ascolta h24. 

Avete Siri o il riconoscimento vocale? Avete detto sì al fatto che lui ascolti sempre e poi usi  queste informazioni. Se pensate di comperare una bicicletta da Decathlon vi arriva la pubblicità, senza avere cercato nulla, così solo per averne parlato. 

Se poi fate il grave errore di usare un motore di ricerca per un trapano, ne sarete sommersi. C'è poi Facebook, che è gratuito sì, ma in realtà lo paghiamo con le informazioni su di noi che gli forniamo, e Instagram, e Twitter e così discorrendo. Non solo per loro la privacy è opzionale ma addirittura siamo noi che insistiamo per raccontargli cose. 

Insomma la privacy è una maglietta elastica, quando dobbiamo essere cittadini sembra essere un impiccio alle nostre vite, quando invece agiamo da consumatori è beatamente asfaltata. 

Ma non è che ce la vogliono rendere ostile con queste regole da elogio della follia? 

mercoledì 7 ottobre 2020

Viva Sergio

Forse qualcuno che leggerà questo post non avrà mai conosciuto Sergio Tazzari. Mi spiace molto per voi, spero che leggendo possiate avere una sensazione di come era questa persona.

Per molti anni è stato il Signore degli Acceleratori di particelle. Ha studiato al prestigioso MIT, è stato direttore del dipartimento di Fisica dell'Università di Tor Vergata, direttore dei Laboratori Nazionali di Frascati, coordinatore dei direttori della Sincrotrone Trieste, capo del Machine Advisor Committee di LHC, il più grande acceleratore del mondo. 

Detta così sembra che fosse un carrierista, uno squalo, una persona di potere. E invece era esattamente il contrario. Era un persona gentile, sempre garbata, perfino mite, e le persone che sono venute a contatto con lui lo possono confermare, e non parlo solo di fisici, ma anche del personale amministrativo. 

Il Prof. Tazzari è stato il mio relatore di tesi di dottorato,  il mio professore di Acceleratori di Particelle, il responsabile dell'esperimento su cui ho lavorato per diversi anni a Tor Vergata. 

La cosa buffa è che ovviamente io apprezzavo moltissimo Sergio, ma non sapevo bene chi era e chi era stato, e lo ho scoperto in gran parte solo quando è andato in pensione, e ho dovuto aggiustare le sue carte e trovare quello da conservare. Non era mai ex cathedra, era molto autorevole e per niente autoritario. 

Ricordo una volta che un suo studente di dottorato tirò fuori una teoria un po' bislacca e decisamente sbagliata e la voleva mettere nella sua tesi. Sergio provò a spiegargli la cosa con la sua solita bonarietà, la sua pazienza, la sua gentilezza. Ma visto che questo proprio non si convinceva disse solo una cosa: "se tu la metti dentro io mi alzo in piedi durante la tua discussione dico a tutti che è sbagliato". Fine della storia. 

Oggi i Free Electron Laser (FEL) sono acceleratori molto diffusi nel mondo. L'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare ha appena ricevuto il finanziamento per costruirne uno molto innovativo a Frascati. 

Eppure la persona che aveva portato i FEL a Frascati era Sergio, negli anni 90 del secolo scorso. Si chiamava Lisa e non fu mai finito, per un ipse dixit di un grande boss dell'ente "I FEL non interessano più a nessuno". E' da poco in funzione il X-FEL europeo ad Amburgo, ce ne sono negli USA, in Giappone, in Cina, perché sono macchine del presente e del futuro. 

Anche quando partì per la Sincrotrone Trieste subì un certo ostracismo dall'INFN, in un tempo in cui invece di collaborare le due istituzioni si sparavano contro. E anche lì però aiutò in modo fondamentale a svilupparsi una struttura che oggi è un fiore all'occhiello della nostra ricerca. Ho dei cari ricordi delle cene insieme a lui all'Hotel Daneu, che oggi è chiuso, nel periodo che facevo il mio dottorato a Trieste.

Da qualche tempo era affetto da una grave malattia degenerativa, che annebbiava quella splendida mente. Eppure ogni tanto aveva qualche guizzo. Mi ricordo una delle ultime volte che lo vidi. Non mi disse mai che era malato, anche se si capiva di cosa soffrisse, disse solo:"ultimamente sono stato un po' eccentrico". Tale era la compostezza e la riservatezza della persona. 

Oggi ho fatto lezione, online purtroppo visto il momento, di quel corso che tengo oramai da 8 anni e di cui Sergio era stato titolare per così tanto tempo. Quel corso la cui maggior parte degli argomenti li ho imparati da lui. Non mi vergogno a dire che ho pianto fino a pochi minuti prima, poi mi sono ricomposto. Ho pensato a Sergio che non sarebbe stato felice di vedermi così mentre facevo lezione e questo mi ha aiutato molto a ritrovare un volto sereno. 

Mi sento molto fortunato ad avere incrociato la sua strada. 




lunedì 22 giugno 2020

Un grande pennello...

Forse qualcuno ricorderà la divertente pubblicità di molti anni fa, quando un imbianchino con un enorme pennello sulle spalle bloccava il traffico. 
"Devo dipingere una parete grande, ci vuole un pennello grande", sosteneva lui davanti al vigile che gli chiedeva conto. 
"Ma no ci vuole un grande pennello, non un pennello grande". 

Qualche giorno fa è uscito su Scientific American, la popolare rivista di divulgazione, un articolo che in qualche modo va in questa direzione. 

Si parla della strategia europea per la ricerca in fisica delle particelle, uscita di recente: http://europeanstrategyupdate.web.cern.ch/ e che prevede la costruzione di un grandissimo collisore (FCC), con una circonferenza di circa 100 km. 

Se l'attuale macchina di punta (LHC Large Hadron Collider) è sicuramente uno dei massimi risultati della tecnologia umana, è difficile solo immaginare le incredibili sfide e difficoltà che porrà una macchina di queste dimensioni. 
A partire dal fatto che non si sanno ancora fare campi magnetici così forti da curvare particelle così energetiche. 

Ma il senso dell'articolo è proprio di non aumentare sempre e solo le dimensioni degli acceleratori (il pennello grande) ma anche di investire per farli più piccoli e con maggiore gradiente di accelerazione (il grande pennello). 

Essendo da anni impegnato in prima persona in questo campo, nella ricerca e sviluppo di acceleratori al plasma, non posso che essere più d'accordo. 
Camera di accelerazione al plasma a SPARC_LAB

Sviluppare acceleratori compatti avrebbe un enorme e immediato beneficio anche per la società, in termini di possibilità di installarli in piccoli laboratori, in università, in ospedali, in industrie. 

La ricerca fondamentale, che deve essere sempre il motore dello sviluppo, avrebbe modo di fare vedere che è il volano di uno progresso più ampio, unendo così la necessità di conoscenza dell'infinitamente piccolo con alcuni bisogni più immediati, e tagliando gli argomenti a chi pensa che siano solo soldi persi.




domenica 12 aprile 2020

Lo scienziato poliedrico



C'era una volta lo scienziato rigoroso, non quello piacione, nemmeno quello presenzialista e sopratutto non tuttologo.

La scienza ha regole severe, parlano i risultati e le riviste che li pubblicano non sono i quotidiani o i social.

Pare che invece adesso basta capire un po' di scienza in un campo specifico per esprimere un dotto parere su qualunque argomento, sopratutto se fuori del proprio contesto.

Sono rimasto allibito dal leggere, su quotidiani nazionali di grande tiratura, fisici delle particelle, qualcuno che conosco pure, che disquisiscono sulla curva delle epidemie e si sbilanciano in pericolosi ipse dixit sul picco, la salita e la discesa dei contagi.

Ora, il fisico ha una sorta di orgasmo intellettuale nel trovare che un set di dati si accordano ad un modello. Anche io ammetto che privatamente questa cosa la ho fatta, per curiosità. Ma poi si cede alle lusinghe della rete. E così si postano sui social, si creano gruppi Facebook ad hoc, ma sopratutto si traggono conclusioni.

I modelli peraltro sono noti da tempo, non c'è nulla da scoprire.

La cagnara non fa bene alla scienza, che già mostra un deficit di credibilità in una società che considera gli scienziati solo come dei nerd nel migliore dei casi, o dei pericolosi Mengele nel peggiore.

Se poi le voci sono dissonanti ognuno trova uno spartito per la sua musica. Così la "Signora del Sacco" che diceva che è solo una influenza, così quella sparutissima minoranza che pensa che non sia abbastanza dimostrato che il global warming abbia causa antropica, danno fiato a chi non presta attenzione alla scienza.

Fermilab History and Archives Project | Robert R. WilsonC'è poi un momento in cui bisogna farsi finanziare una ricerca. Ricordo anni fa che un famoso fisico italiano cercò di vendere un nuovo acceleratore di particelle includendo nei possibili benefit la ricerca del petrolio!! Negli anni 80 i fisici americano vendettero al pentagono che con i FEL (Free-Electron Laser) si potevano fare le guerre spaziali.

Eppure c'è chi non fa così. Nel 1969 Bob Wilson (in foto), in risposta ad un senatore che aveva ricevuto un no alla domanda se il nuovo acceleratore al Fermilab serviva per la sicurezza nazionale o per sviluppare nuovi armi e che aveva così concluso che non serviva a nulla, replicò dicendo che era come l'arte o la pittura, lo rendeva degno di essere difeso.

Ho apprezzato tantissimo inoltre una intervista ad uno scienziato che ha detto che essendo lui un infettivologo e non un epidemiologo non poteva rispondere alla domanda in modo opportuno.

La credibilità si costruisce in tanto tempo e si perde in un attimo. La sobrietà è la cifra di uno scienziato, ed una volta che ci si è giocati l'autorevolezza è per sempre.