La cosa che mi ha colpito però di più è il fatto che lo scienziato è percepito come un pericoloso radicale. Questa parola da noi non ha la stessa valenza di clava con cui alcuni la usano negli Stati Uniti, sebbene non manchino degli emuli di certi discutibili comportamenti.
domenica 9 gennaio 2022
L'opinione
La cosa che mi ha colpito però di più è il fatto che lo scienziato è percepito come un pericoloso radicale. Questa parola da noi non ha la stessa valenza di clava con cui alcuni la usano negli Stati Uniti, sebbene non manchino degli emuli di certi discutibili comportamenti.
sabato 1 gennaio 2022
Il club esclusivo
venerdì 8 ottobre 2021
Costo e valore della scienza
E' sempre più frequente scambiare i valori per i costi.
Oramai abbiamo accettato che la ricerca scientifica sia solo uno dei competitor per le risorse. E poiché bisogna dimostrare che i soldi vengano spesi bene, la prima domanda è sempre la stessa: quali sono le applicazioni di questa ricerca?
Il nuovo premio Nobel Giorgio Parisi, a questa domanda ha risposto: "A dire la verità, al momento attuale non sono tanto appassionato dalle applicazioni, ma dalla fisica di base dei problemi a cui mi sono dedicato in questi decenni".
In un articolo apparso sul corriere delle scienze del corriere della sera il 21 settembre 1982 (sì conservo giornali di quasi 40 anni fa), il prof. Alfonso Maria Liguori, ordinario di chimica fisica alla Sapienza diceva: "Un risultato di immenso valore conoscitivo può avere un valore del tutto trascurabile dal punto di vista tecnologico, mentre un dato scientifico anche banale può costituire lo spunto di importanti applicazioni".
E poi faceva notare una cosa che trovo attualissima: "La ricerca scientifica viene finanziata in quanto e solo se produce ricchezza e valore aggiunto".
E' inutile girarci intorno. E' così. Essendo un professore associato di Fisica Applicata non mi si potrà tacciare certo di un certo snobismo intellettuale a favore della ricerca di base.
Ci ha fregato il pragmatismo. Abbiamo costruito un sistema della ricerca pubblica e di base che deve ricalcare quella industriale. Finanziamo i progetti che ci daranno un risultato a breve. Anzi, se non ci attendiamo un risultato a breve evitiamo proprio di dirlo, altrimenti ci seghiamo le gambe.
In questa logica, applichiamo alla ricerca gli stessi standard di una azienda. Cerchiamo di aumentare la massa critica dei gruppi forti, a scapito delle nicchie. Solo se si cresce si è competitivi. Non sono un moderno anacoreta della ricerca che non si rende conto che vi è una logica in questo, e senza un po' di questo approccio non potremmo fare grandi progetti che coinvolgono molti scienziati, istituti e paesi diversi.
Ma osservo che abbiamo accettato questo sistema come ineluttabile. Abbiamo accettato di partecipare al gioco della coperta corta, in cui le risorse se vengono date ad un settore sono tolte agli altri.
Ed è qui che nasce il bias di fondo, in quanto la politica ha bisogno di ritorni veloci, la ricerca di tempi lunghi. Continuando così in questa ansia di attualismo, tra qualche decina di anni perfino il sistema del peer-review sarà considerato troppo lento ed obsoleto.
La vera rivoluzione sarebbe crescere delle generazioni che capiscano il valore della ricerca scientifica e della conoscenza, tirare una linea ad una certa percentuale del PIL e tenerla sempre là, non andare mai sotto, non tornare mai indietro, valutare le ricerche per la conoscenza che offrono e non solo per l'applicazione che prefigurano. Quella potrebbe venire fuori dopo tempi lunghi e in modo assolutamente inatteso.
Se certe ricerche non vengono finanziate dal pubblico, chi potrà mai farlo? Sarà un caso ma 50 anni fa andavamo sulla luna e da New York a Parigi in 4 ore. Oggi al massimo siamo sulla stazione spaziale e ci vogliono 8 ore per la stessa tratta. Certo telefoniamo dal bagno...è un progresso!
sabato 11 settembre 2021
Privacy a singhiozzo
Si dice che ogni giorno che si sveglia la gazzella deve correre più veloce del leone.
Ogni giorno che un universitario si reca al lavoro deve esibire il green pass in un apposito ufficio. Sempre lo stesso green pass, sempre alla stessa persona, sempre con la scadenza tra 8 mesi.

Per i ragazzini c'è l'obbligo delle vaccinazioni. Se non le hai non vai alla scuola dell'obbligo. Ma mica devono esibire ogni giorno la vaccinazione no? Si fa un elenco e basta.
Ci dicono che non si può fare per la privacy, parola che significa in italiano riservatezza. Mi chiedo perchè diamo così tanta importanza alla privacy se Google sa tutto di noi, se il nostro cellulare conosce in tempo reale dove siamo, se ci ascolta h24.
Avete Siri o il riconoscimento vocale? Avete detto sì al fatto che lui ascolti sempre e poi usi queste informazioni. Se pensate di comperare una bicicletta da Decathlon vi arriva la pubblicità, senza avere cercato nulla, così solo per averne parlato.
Se poi fate il grave errore di usare un motore di ricerca per un trapano, ne sarete sommersi. C'è poi Facebook, che è gratuito sì, ma in realtà lo paghiamo con le informazioni su di noi che gli forniamo, e Instagram, e Twitter e così discorrendo. Non solo per loro la privacy è opzionale ma addirittura siamo noi che insistiamo per raccontargli cose.
Insomma la privacy è una maglietta elastica, quando dobbiamo essere cittadini sembra essere un impiccio alle nostre vite, quando invece agiamo da consumatori è beatamente asfaltata.
Ma non è che ce la vogliono rendere ostile con queste regole da elogio della follia?
mercoledì 7 ottobre 2020
Viva Sergio
Forse qualcuno che leggerà questo post non avrà mai conosciuto Sergio Tazzari. Mi spiace molto per voi, spero che leggendo possiate avere una sensazione di come era questa persona.
Per molti anni è stato il Signore degli Acceleratori di particelle. Ha studiato al prestigioso MIT, è stato direttore del dipartimento di Fisica dell'Università di Tor Vergata, direttore dei Laboratori Nazionali di Frascati, coordinatore dei direttori della Sincrotrone Trieste, capo del Machine Advisor Committee di LHC, il più grande acceleratore del mondo.
Detta così sembra che fosse un carrierista, uno squalo, una persona di potere. E invece era esattamente il contrario. Era un persona gentile, sempre garbata, perfino mite, e le persone che sono venute a contatto con lui lo possono confermare, e non parlo solo di fisici, ma anche del personale amministrativo.
Il Prof. Tazzari è stato il mio relatore di tesi di dottorato, il mio professore di Acceleratori di Particelle, il responsabile dell'esperimento su cui ho lavorato per diversi anni a Tor Vergata.
La cosa buffa è che ovviamente io apprezzavo moltissimo Sergio, ma non sapevo bene chi era e chi era stato, e lo ho scoperto in gran parte solo quando è andato in pensione, e ho dovuto aggiustare le sue carte e trovare quello da conservare. Non era mai ex cathedra, era molto autorevole e per niente autoritario.
Ricordo una volta che un suo studente di dottorato tirò fuori una teoria un po' bislacca e decisamente sbagliata e la voleva mettere nella sua tesi. Sergio provò a spiegargli la cosa con la sua solita bonarietà, la sua pazienza, la sua gentilezza. Ma visto che questo proprio non si convinceva disse solo una cosa: "se tu la metti dentro io mi alzo in piedi durante la tua discussione dico a tutti che è sbagliato". Fine della storia.
Oggi i Free Electron Laser (FEL) sono acceleratori molto diffusi nel mondo. L'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare ha appena ricevuto il finanziamento per costruirne uno molto innovativo a Frascati.
Eppure la persona che aveva portato i FEL a Frascati era Sergio, negli anni 90 del secolo scorso. Si chiamava Lisa e non fu mai finito, per un ipse dixit di un grande boss dell'ente "I FEL non interessano più a nessuno". E' da poco in funzione il X-FEL europeo ad Amburgo, ce ne sono negli USA, in Giappone, in Cina, perché sono macchine del presente e del futuro.
Anche quando partì per la Sincrotrone Trieste subì un certo ostracismo dall'INFN, in un tempo in cui invece di collaborare le due istituzioni si sparavano contro. E anche lì però aiutò in modo fondamentale a svilupparsi una struttura che oggi è un fiore all'occhiello della nostra ricerca. Ho dei cari ricordi delle cene insieme a lui all'Hotel Daneu, che oggi è chiuso, nel periodo che facevo il mio dottorato a Trieste.
Da qualche tempo era affetto da una grave malattia degenerativa, che annebbiava quella splendida mente. Eppure ogni tanto aveva qualche guizzo. Mi ricordo una delle ultime volte che lo vidi. Non mi disse mai che era malato, anche se si capiva di cosa soffrisse, disse solo:"ultimamente sono stato un po' eccentrico". Tale era la compostezza e la riservatezza della persona.
Oggi ho fatto lezione, online purtroppo visto il momento, di quel corso che tengo oramai da 8 anni e di cui Sergio era stato titolare per così tanto tempo. Quel corso la cui maggior parte degli argomenti li ho imparati da lui. Non mi vergogno a dire che ho pianto fino a pochi minuti prima, poi mi sono ricomposto. Ho pensato a Sergio che non sarebbe stato felice di vedermi così mentre facevo lezione e questo mi ha aiutato molto a ritrovare un volto sereno.
Mi sento molto fortunato ad avere incrociato la sua strada.
lunedì 22 giugno 2020
Un grande pennello...
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Camera di accelerazione al plasma a SPARC_LAB |
domenica 12 aprile 2020
Lo scienziato poliedrico
C'era una volta lo scienziato rigoroso, non quello piacione, nemmeno quello presenzialista e sopratutto non tuttologo.
La scienza ha regole severe, parlano i risultati e le riviste che li pubblicano non sono i quotidiani o i social.
Pare che invece adesso basta capire un po' di scienza in un campo specifico per esprimere un dotto parere su qualunque argomento, sopratutto se fuori del proprio contesto.
Sono rimasto allibito dal leggere, su quotidiani nazionali di grande tiratura, fisici delle particelle, qualcuno che conosco pure, che disquisiscono sulla curva delle epidemie e si sbilanciano in pericolosi ipse dixit sul picco, la salita e la discesa dei contagi.
Ora, il fisico ha una sorta di orgasmo intellettuale nel trovare che un set di dati si accordano ad un modello. Anche io ammetto che privatamente questa cosa la ho fatta, per curiosità. Ma poi si cede alle lusinghe della rete. E così si postano sui social, si creano gruppi Facebook ad hoc, ma sopratutto si traggono conclusioni.
I modelli peraltro sono noti da tempo, non c'è nulla da scoprire.
La cagnara non fa bene alla scienza, che già mostra un deficit di credibilità in una società che considera gli scienziati solo come dei nerd nel migliore dei casi, o dei pericolosi Mengele nel peggiore.
Se poi le voci sono dissonanti ognuno trova uno spartito per la sua musica. Così la "Signora del Sacco" che diceva che è solo una influenza, così quella sparutissima minoranza che pensa che non sia abbastanza dimostrato che il global warming abbia causa antropica, danno fiato a chi non presta attenzione alla scienza.

Eppure c'è chi non fa così. Nel 1969 Bob Wilson (in foto), in risposta ad un senatore che aveva ricevuto un no alla domanda se il nuovo acceleratore al Fermilab serviva per la sicurezza nazionale o per sviluppare nuovi armi e che aveva così concluso che non serviva a nulla, replicò dicendo che era come l'arte o la pittura, lo rendeva degno di essere difeso.
Ho apprezzato tantissimo inoltre una intervista ad uno scienziato che ha detto che essendo lui un infettivologo e non un epidemiologo non poteva rispondere alla domanda in modo opportuno.
La credibilità si costruisce in tanto tempo e si perde in un attimo. La sobrietà è la cifra di uno scienziato, ed una volta che ci si è giocati l'autorevolezza è per sempre.