martedì 10 luglio 2012

30 anni dopo

11 luglio 1982 e 28 giugno 2012. Sono due date distanti tra di loro trenta anni e legata da una partita: Italia-Germania. Allora si trattava della finale mondiale, oggi della semifinale europea.

Ci sono tante cose che cambiano in un così lungo periodo di tempo, ma una è rimasta uguale: ho visto la partita con mio padre.

Nel 1982 avevo quasi 12 anni ed eravamo a Santa Marinella, in una casa in affitto per il mese di luglio. La TV era un piccolo Grundig a 14 pollici in bianco e nero, come tutte le TV portatili che si mettevano nelle case di vacanza. E davanti a quel piccolo video esultai per il goal di Paolo Rossi che sbloccò il risultato, con l'effetto di essere ripreso da mia madre, e difeso da papà:"se non avesse esultato non sarebbe stato normale", disse.

La tecnologia di casa Cianchi procede sempre un passo indietro. Nell'era dei TV a LCD, a LED, a plasma, dai miei genitori (e devo dire anche a casa mia) regge ancora un vecchio tubo catodico. D'altronde, se funziona perchè cambiarlo?

Anche questa volta eravamo solo lui ed io a vedere la partita, mia madre era intrattenuta da mia moglie. E non posso fare a meno di ripensare a questi trenta anni e come allora avrei detto impossibile rivivere quelle emozioni tanto tempo dopo. Questo lo devo all'Italia dell'europeo 2012. Grazie.

Certo quel campionato del mondo fu irripetibile, una squadra data per spacciata nel girone con Argentina e Brasile che arriva alla finale con la Germania, spreca un rigore e vince 3-1. Ho ancora nelle orecchie il triplice "Campioni del mondo" di Nando Martellini. Non ho provato quella gioia nemmeno nel 2006.

Forse perchè quei campioni erano sì ricchi e privilegiati ma non dei cresi come oggi. Forse perchè si correva di meno e si sorrideva di più, forse perchè i giocatori non sembravano usciti dalla playstation. In qualche modo erano più vicini all'uomo qualunque, non riempivano le pagine dei tabloidi e non ci si curava di chi fosse ad accompagnarli nel dopo gara.

Forse perchè nella partita a carte tra Pertini, Zoff, Causio e Bearzot ci rivediamo un pò tutti noi, una idea di normalità che oggi sparisce in un mondo che distanzia tutto, i giocatori dai tifosi, i politici dalle persone, i dirigenti dai sottoposti.



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