sabato 18 dicembre 2010

salto di una generazione

C'è chi chiama i ragazzi di oggi la generazione meno, la prima generazione ad avere meno dei proprio padri. Non sono d'accordo. La mia è stata la prima generazione meno, quella dei quarantenni. La precarietà nel lavoro l'hanno collaudata su di noi. Siamo noi che abbiamo trovato tutte le caselle occupate perchè la classe dirigente di questo paese si è arroccata sulle loro posizioni. Nel primo governo Prodi il ministro più giovane era la Melandri, dieci anni dopo il ministro più giovane era sempre la Melandri. Nell'Università ci sono più ordinari che associati, perchè invece di aprire ai giovani hanno usato le risorse per consolidare il loro potere.

E adesso? Adesso che la mia generazione è così in ritardo nell'entrare nel mondo del lavoro, nelle stanze dei bottoni il rischio è che qualcuno pensi che oramai non c'è più nulla da fare. E' una generazione persa. Apriamo ai giovani. Il testo della Gelmini sui ricercatori Tempo Determinato (TD) li pone dopo sei anni eligibili per essere associati. A parte il problema di non avere i fondi per assumerli, in ogni caso solo il 20% dei nuovi associati verrà dai vecchi ricercatori. Ecco il primo colpo. Cominciano a bussare. E il bello che noi siamo chiamati a decidere se prendere questi TD. Nel momento che facciamo ciò che l'etica e il senso di giustizia ci impongo, ovvero votare sì alla loro assunzione, ci scaviamo la fossa.

Siamo come una macchina sull'autostrada dietro un camion lento quando c'è traffico. Nessuno la fa uscire dalla sua corsia per superare.

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