lunedì 19 novembre 2012

Le persone che uniscono

E' stata una giornata un po' particolare, sono stato alla commemorazione di Marcello, il mio collega dell'ENEA morto tragicamente alcuni mesi fa.

Sembrerà assurdo ma mai come oggi Marcello mi è parso vivo, nei racconti di chi lo ha conosciuto, negli aneddoti raccontati, nella gioiosa familiarità dei ricordi. E mentre le persone scorrevano su quel palco, questa foto ci guardava tutti dall'alto, con quel sorriso sornione e bonario. Chissà cosa avrebbe pensato lui di questa cosa.

Si sono dette tante cose, alcune molto azzeccate. Mi è stato chiesto e, sebbene non avessi pensato a nulla, ho voluto anche io dare il mio piccolo ricordo. Mi sembrava doveroso aggiungere una piccola tessera ad un puzzle.

Non so se sono stato chiaro, forse no, ma la cosa che apprezzavo moltissimo di quest'uomo è il non segnare le persone con una etichetta. E' il non pensare che hai torto o ragione perché appartieni al suo ente, ENEA, o sei di quel dirimpettaio un po' ingombrante, INFN. Eh sì perché in un paese di guelfi e ghibellini, di campanili,  di gente di Bergamo alta che guarda in cagnesco Bergamo bassa, c'è anche nella ricerca chi pensa di fare più fisica politica che fisica. 

C'è nelle Università (e io lo so bene)  gente che è attenta al tuo settore disciplinare e se non sei dei loro sei figlio di un Dio minore,  applicando un manuale Cencelli nella quotidianità che farebbe inorridire un DC della prima repubblica. Ci sono posti dove i fisici nemmeno riescono a stare tutti insieme. Il dipartimento di Roma3 si è diviso, particellari e teorici con matematica, gli altri con scienze. Follie.

Eppure ci sono persone che non sono così, che fanno da ponte, che cercano ciò che ci unisce e non ciò che ci divide.  Marcello non divideva tra bianchi e neri, figuriamoci se lo faceva tra fisici.    Era una persona che aggregava, un professionista che lavorava per un solo obiettivo, il successo di un esperimento.  

Qualcuno uscendo si è chiesto se fosse capitata a lui questa sorte, come sarebbe stato ricordato? Io no. Io ho pensato a quanti non dicano quanto vogliono bene e quanto apprezzano un'altra persona quando è in vita. E poi magari lo scoprono e si rammaricano quando è troppo tardi. 

Cerco sempre di non farlo e sono maledettamente certo che Marcello non l'abbia mai fatto.

Ciao Marcello.
 


3 commenti:

  1. Scusami se non commento la sostanza del tuo post, ma io lavoro a Roma Tre e mi colpisce il fatto che la "divisione" (che vivo dal di dentro e anche io trovo folle) tu la racconti un po' al contrario: non direi "particellari e teorici con i matematici e gli altri con scienze" bensi' "strutturisti con scienze e tutti gli altri con matematica". E questo sia perché la componente che ha voluto a tutti i costi separarsi è stata solo e soltanto quella degli strutturisti, malgrado i costanti e accorati tentativi di dissuaderli da parte del resto del dipartimento, sia perché questa separazione porta gli strutturisti in un mega-dipartimento in cui la fisica è ampiamente minoritaria, mentre il resto dei fisici riescono a mantenere vivo un "dipartimento di matematica e fisica". E non si tratta solo di far comparire la parola "fisica" nel nome del dipartimento, ma di mantenere per questa disciplina una indipendenza e un peso adeguati.

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  2. Grazie per la precisazione non voleva essere assolutamente un giudizio di merito su quale fosse la parte che si è voluta assolutamente staccare. Il risultato alla fine mi pare assurdo, proprio perchè se si rimane uniti si fa massa critica, altrimenti ci si mette in un calderone e si conta poco. E' triste.

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  3. Grazie per le tue parole. Sapevo del simposio per Marcello, ma non ce l'ho fatta a venire: la sua vita, quella della sua famiglia, è speculare alla mia e, ogni volta che ci penso, penso alla mia famiglia e mi viene da piangere. Marcello avrebbe capito.
    Eli

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