mercoledì 7 novembre 2012

4 years later

Sono passati quattro anni e io mi sono alzato di nuovo all'alba per vedere i risultati dell'elezione americana. E ho pure dormito male, temendo che potesse non vincere.

Quattro anni fa lo ricordo quando uscì all'aperto con la moglie e le figlie e fece il suo discorso. E io piangevo. Piangevo perchè mi pareva il finale di uno stupendo film di Frank Capra. Ma andiamo! Una storia così solo in America.

Avevo visto il suo discorso alla convention per Kerry, poi ho letto l'audacia della speranza. Un libro bellissimo, che descrive come dovrebbe essere la politica. Era esattamente quello che mi sarebbe sempre piaciuto sentire, idealismo, pragmatismo, ma sopratutto fiducia e responsabilità. Lui non dice mai vi regalo qualcosa, dice dovete sudare, dovete faticare, ma da' un progetto, da' un quadro di insieme, da' una idea di come tenere unita una società complessa come l'America.

Da allora ho seguito i suoi discorsi. Memorabile uno allo stato dell'Unione sull'importanza degli insegnanti. Toccante e profondo quello che tenne dopo la strage in cui fu ferita in Arizona la Gifford e morirono varie persone tra cui una bambina.

Non ho mai creduto che fosse un imbonitore, ma anzi una persona che non chiede agli altri quello che non farebbe lui.

Ho visto in TV, ero a New York, il faccia a faccia del 3 ottobre, in cui fu messo sotto da Romney e ho sofferto con lui. Ho ascoltato qualche suo comizio, le storie delle persone che sono cambiate grazie alla sua politica e alla copertura sanitaria, il conforto e l'interesse che ha mostrato verso chi torna da una guerra (che secondo me è la ragione vera per cui ha vinto in Virginia!)

Sono passati quattro anni e ci siamo scontrati con la realtà, con una crisi incredibile. Appaiono i capelli grigi ma ciò che non passa è l'attualità del suo messaggio. Se ci dividiamo, se facciamo delle cose solo per un gruppo di persone e non per tutti, se tolleriamo che ci siano grandi differenze, se togliamo alle persone la speranza di potere avere una vita migliore per loro e per i propri figli, prosciughiamo il propellente che ci spinge avanti.

Non ho pianto questa volta, ma sono stato contento. Di potere ancora sperare che più pagine di quel libro diventino realtà.

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