venerdì 12 ottobre 2012

uno scatto di cultura

Che fortuna, avere un weekend a New York. E così sono andato a vedere il Guggenheim e il Moma. Bellissimi.

Eppure non ho potuto fare a meno di notare un comportamento che avevo già visto al Louvre qualche anno fa. La possibilità di fare foto si risolve in un assurdo paparazzaggio delle opere. Cosa fa il turista medio di fronte alla Gioconda, alle Damigelle di Avignone o alla notte stellata di Van Gogh? Scatta, scatta foto come fosse davanti a Paris Hilton. Sgomita e via.

Ma come? Io sto invece lì, fermo, emozionato, impietrito davanti alla bellezza dell'opera, felice di vederla nelle sue dimensioni, nei suoi colori veri, assaporandone ogni dettaglio, cercando una empatia con il dipinto. Ma questi no, passano come davanti ad una vetrina, sciatti, insensibili. Tutto mordi e fuggi.

Mi chiedo se questo comportamento non sia la cifra distintiva di un mondo che non vuole aprirsi a nulla, non vuole capire, ragionare, sentire. Perfino la cultura diventa uno status symbol da esibire, un io c'ero anche se non ho capito nulla.

E dunque non mi stupisco se avendola abbassata al livello di un SUV o di un cellulare qualcuno pensi che la cultura sia un di più, qualcosa di cui si possa fare a meno, roba che non riempie la pancia, come disse Tremonti.

E neppure che in un mondo dove tutto ha un prezzo ci si scordi di ciò che ha un valore.


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